Dente perdente

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Occhio per occhio, o tit for tat, come si dice più leziosamente in inglese. Mosca rimanda al mittente l’espulsione di – esattamente – ventitré funzionari presso l’ambasciata britannica della capitale russa con dei pesanti interessi: la chiusura della sede moscovita del British Council, l’agenzia d’irradiazione globale del soft power nazionale, più il consolato di S. Pietroburgo.

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Cartellini russi

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L’ambasciata russa a Londra

Una settimana per fare le valigie. Foglio di via per ventitré diplomatici russi – si legga spie, mai così tante dagli anni Settanta – e nessun reale o dignitario ai mondiali di Mosca della prossima estate. Non la nazionale inglese però, almeno non ancora.

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Tu quoque, populismo

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Se il liberalismo anglosassone ha sempre tenuto a bada la demagogia, lo deve anche a Shakespeare. Non è dunque per coincidenza che le élite metropolitane di New York e Londra, giustamente turbate dal trumpismo imperante come dal nazionalismo targato Brexit, ricorrono al Bardo per mettere in guardia sul pericolo corso da una democrazia odiosamente sottratta al loro oligopolio.

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Doppi giochi pericolosi

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La spy story targata Le Carré, ideale per peggiorare dei già disastrosi rapporti diplomatici fra Londra e Mosca, comincia domenica sera.

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Giochi con frontiere

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Tra i tanti sassolini nelle scarpe leopardate di Theresa May in cammino verso la British Exit, quello del temuto confine fra Irlanda del Nord e Gran Bretagna è un ciottolo vero e proprio. E se ieri Londra e Bruxelles erano unite nel gelo metereologico, un altro gelo, quello negoziale, le divideva più che mai.

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