Elezioni d’inverno

Jeremy Corbyn

Elezioni a dicembre: probabilmente il 12, giovedì, decretato da 430 voti a 20. Le opposizioni avrebbero preferito il 9 per dare al governo meno tempo prima dello scioglimento delle camere (per legge 25 giorni prima della data delle elezioni) così da ridurre i rischi che Boris Johnson cambi idea e provi di nuovo a rinfilare sotto la porta il suo deal di uscita, finora sconfitto. Non è ancora detto naturalmente, figuriamoci: se passa ai Comuni la convocazione alle urne poi deve essere discussa dai Lords entro la settimana. Ma la chance aumenta.

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Marcia dei rimasti

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Era stata organizzata già mesi fa, ma sulla scia dell’attacco terroristico a Westminster di mercoledì era stata messa in forse, provocando anche una spaccatura fra i due principali comitati organizzatori.

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La privatizzazione al potere

È il Day After delle ele­zioni più imper­scru­ta­bili degli ultimi trent’anni, che hanno visto i con­ser­va­tori ripren­dersi una mag­gio­ranza che gli sfug­giva dai tempi di Mar­ga­ret Thatcher. Continua a leggere “La privatizzazione al potere”

Tories scatenati

Per la notte elet­to­rale di gio­vedì ci vor­rebbe un sismo­grafo. Ter­re­moto è la parola che meglio descrive l’esito di que­ste ele­zioni poli­ti­che, le più incerte da decenni a que­sta parte: in tanti hanno perso non la casa, ma il lavoro. Lea­der poli­tici soprat­tutto: Ed Mili­band, Nick Clegg, Nigel Farage. E anche i son­dag­gi­sti. Continua a leggere “Tories scatenati”

Un regno disunito alle urne – Ed Milibrand

Men­tre l’immaginario da romanzo rosa dei media si sdi­lin­qui­sce nell’accogliere la nuova nata in casa Wind­sor, affac­cia­tasi alla vita pro­prio men­tre il regno di cui la sua fami­glia è tito­lare rischia di sfa­sciarsi, la nuova map­pa­tura di West­min­ster sarà decisa fra poche ore, con i lea­der delle forze poli­ti­che che con­cor­re­ranno nelle più incerte ele­zioni poli­ti­che dal secondo dopo­guerra a scor­raz­zare su e giù per il Paese (o sarebbe più cor­retto dire i Paesi) dell’Unione. Continua a leggere “Un regno disunito alle urne – Ed Milibrand”

First past the past

3686Una costi­tu­zione non scritta che cia­scuno inter­preta come gli pare, un ese­cu­tivo che fa e disfa come gli pare, un capo di Stato e delle forze armate non eletto col der­rière sul trono fin­ché morte non li separi, una camera alta ere­di­ta­ria popo­lata di nobil­donne e nobiluomini. Continua a leggere “First past the past”

Tariq Ali sull’esito del referendum scozzese

Mia traduzione di un pezzo d Tariq Ali, sul manifesto di oggi. Ali è stato una delle forze motrici della Radical Independence Campaign.

Il risultato scozzese farà felici gli unionisti di ogni sorta, dagli orangisti ai tories, fino ai laburisti. Il Regno Unito è salvo. Hanno vinto di 400.000 voti. Non un grande trionfo: una vittoria tuttavia, e la sconfitta del movimento indipendentista. Attendo i dati definitivi su età, genere e classe prima di commentare questi aspetti, ma la storia non finisce qui. La loro vittoria è stata resa possibile da un Project Fear («Progetto Paura», ndr) che ha richiesto una campagna mediatica di feroce intensità che sarebbe piaciuta a Goebbels. Riporta alla memoria le recenti offensive in Sudamerica, ma lì avevamo vinto nonostante l’opposizione del 99% dei mezzi d’informazione. Anche qui i media hanno avuto il sostegno di una violenta campagna delle grandi aziende, banchieri in testa, e tutti i partiti mainstream.

Nonostante ciò, il voto per l’indipendenza era quasi al 45% e a Glasgow e Dundee ha ottenuto la maggioranza. Quanto la memoria sia corta di questi tempi lo dimostra l’elevazione di Gordon Brown a salvatore dell’Unione. Buona la sua performance a base di lacrime di coccodrillo per quell’Nhs che lui e Blair avevano già cominciato a privatizzare e indebolire con dubbie iniziative finanziarie private. Il ministro della Sanità del New Labour Alan Milburn ora lavora per l’industria farmaceutica, in un’azienda che aveva aiutato da ministro!

Che succederà ora? Cameron userà la vittoria per presentarsi come il salvatore dell’Unione e non del tutto a torto. Dopo tutto il Project Fear è stato lanciato a Downing Street con Nick Clegg ed Ed Moribund (Miliband, ndt) costretti a servire da paggi. Allo stesso tempo Cameron porterà avanti (con le misure della devo-max) una legge che squalificherà i deputati scozzesi dal votare su questioni inglesi. Questo manterrà i Tories uniti, lo Ukip felice e il Labour fregato. Niente più carne da cannone scozzese per i voti di Westminster sulla finanziaria!

In Scozia il Snp farà un intenso esame di coscienza. Come avranno fatto a perdere nelle loro roccaforti? Non si saranno impegnati abbastanza? Salmon (senza la «d», ndt) dovrebbe lasciare e subentrargli Sturgeon? Salmond ha dato le dimissioni. È stata una decisione onorevole e a novembre il Snp eleggerà un nuovo leader che con ogni probabilità sarà Nicola Sturgeon. Che dovrà fare un’autopsia rigorosa.

A sinistra la vivace e non settaria Radical Independence Campaign ha lottato bene. È importante conservare e rafforzare una corrente come questa nella politica scozzese per perorare la causa di una Scozia diversa, e questo significa tenere unito il movimento. La Scozia radicale non scomparirà, e qui il modello non dovrebbe essere alcuna regressione ai comprovati fallimenti della sinistra socialista ma più qualcosa di simile al Podemos spagnolo. Vi saranno tristezza e demoralizzazione ed è perfettamente comprensibile, ma non durerà a lungo.

La politica britannica sta peggiorando, non migliorando. La paura conduce alla passività e anche se in questo caso gli unionisti sono riusciti a portare alle urne i timorosi, potrebbero non riuscirci di nuovo. La speranza porta all’attività e questo è ciò che la campagna per l’indipendenza ha rappresentato. Vinceremo la prossima volta.

(il manifesto, 21-09-14)

L’autunno caldo di Londra

Sembrano gli anni Ottanta all over again. Ci voleva il ritorno del Thatcherismo, della disoccupazione e delle mazzate Tory Libdem sullo stato sociale per risvegliare un paese, fin troppo noto per la passività politica, dal proprio torpore secolare.

Come si sa, gli inglesi hanno fatto una sola rivoluzione (sbagliata): quella industriale, i cui sviluppi fuori controllo stanno massacrando il pianeta. Tornando in superficie cicilicamente, le contraddizioni di un sistema che fino a ieri sembrava trionfatore assoluto rendono l’esistente di nuovo interessante.

Se non il cambiamento, da tutto questo casino mi aspetto, almeno, un sacco di buona musica. Le scene di ieri mi hanno fatto ripensare a un pezzo fantasmagorico dei Dead Kennedys: Riot, tratto dal criminosamente misconosciuto Plastic Surgery Disasters.

Ve lo allego qui sotto.