Brexit Johnson: fuori dell’Europa, dentro Downing Street

Tapino David Cameron, cui non è dato assaporare l’effimero nettare della vittoria. Nemmeno era rientrato da Bruxelles, raggiante e con in tasca i termini della rinegoziazione della partecipazione britannica all’Ue strappati ai suoi colleghi europei, che già incassava la defezione del rivale: il dotto, giullaresco e assai apprezzato sindaco di Londra Boris Johnson.

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L’euroascetico

Se Atene piange, Sparta non ride. Ed è lecito sospettare che, dopo la dimostrazione di spettacolare disunità offerta dal Labour sulla questione degli armamenti nucleari e dell’intervento militare in Siria, Jeremy Corbyn stia segretamente godendosi la resa dei conti da film splatter che la minacciata uscita della Gran Bretagna dalla Ue sta provocando tra le file dei conservatori. Il volto gonfio di stanchezza e le borse sotto gli occhi di un Cameron stravolto, riunito fino all’alba con le sue controparti europee in negoziati dove si frantumano capelli in quattro soprattutto per placare lo scontento interno al suo partito, proiettano all’esterno l’affettazione di uno stakanovismo sempre sul punto di trasformarsi in un involontario quanto beffardo boomerang.

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È finita la carta

«Il Daily Mirror è letto da quelli che credono di governare il paese, il Guardian da quelli che pensano dovrebbero governarlo, il Times da quelli che — in effetti — lo governano; mentre il Daily Mail è letto dalle mogli di quelli che governano il paese, il Financial Times da quelli che lo possiedono, il Morning Star (quotidiano comunista, tuttora in auge, ndr) da quelli che pensano che debba essere governato da un altro paese, mentre il Daily Telegraph da quelli che pensano già lo sia. (Ai lettori) del Sun, non interessa chi governa il paese: basta che abbia delle grosse tette».

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Contratto coatto

Dopo due scioperi in due mesi, di cui l’ultimo mercoledì, varie manifestazioni di protesta e la cancellazione di 6.000 interventi chirurgici, sul rinnovo di un contratto di lavoro i cui termini attuali risalgono agli anni Novanta, è muro contro muro fra governo e circa 45.000 giovani medici inglesi (junior doctors).

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Trenta metri quadrati di Ecuador

Quei trenta metri quadrati di Ecuador a Londra restano tutto il suolo libero che a Julian Assange è dato calpestare. Anche ora che ha ottenuto il sostegno ufficiale dell’Onu, il fondatore di Wikileaks resterà nella piccola sede dell’ambasciata del paese latinoamericano dove si è autorecluso da tre anni per sfuggire a un mandato di cattura europeo che dalla Gran Bretagna rischierebbe di condurlo dritto dritto negli Stati Uniti via Svezia.

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Mal di freni

«Esserci o non esserci» non è più solo un dilemma da social media, ma anche quello di una Gran Bretagna profondamente divisa quanto alla propria permanenza nell’Unione Europea. Tanto che perfino Donald Tusk, il presidente del consiglio d’Europa, ha scomodato Shakespeare citando l’Amleto nella lettera d’accompagnamento alla bozza di accordo con cui David Cameron vorrebbe sventare l’uscita del paese dall’Unione in un epocale referendum.

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Matrimonio all’irlandese

L’Irlanda, paese fino a poco tempo fa più che mai noto per la pronunciata intransigenza cattolica e che ha ispirato film come, tra gli altri, “The Magdalene sisters,” e “Philomena”, ha lasciato il mondo di stucco dopo aver spettacolarmente approvato i matrimoni fra persone dello stesso sesso attraverso il primo referendum al mondo mai indetto sulla questione, il 22 maggio 2015.

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