Mese: ottobre 2015
Fat Cuts
We have recently learned that the multimillionaire Andrew Lloyd Webber, the lifelong Peer who has graced our ears and eyes with countless schmaltzy musicals (wretched genre, if you ask me), has dutifully rushed back in business class from New York just in time to vote for George Osborne’s repellent tax credit cuts.
What an upper class hero!
I herewith launch a petition on Change.org to have his worldwide hit, Cats, rechristened “Fat Cats.”
Per aspera ad astra
Bella da commuovere, con quel synth dritto dritto da Gary Numan circa 1979, o giù di lì. Cercare di non sentirla troppe volte di seguito e di non cantarla a squarciagola come un povero fesso. Il resto del disco non è da meno.
La danza della salvezza
Bandiera rossa, tappeto rosso
La barra a dritta
Che il compito di Jeremy Corbyn fosse impari, si sapeva. È come se avesse conquistato la leadership dello stesso partito al quale si era proposto come alternativa nella campagna per le primarie: ovvio che la triplice alleanza non scritta di tories, moderati neolaburisti e media mainstream gli avrebbe dato immenso filo da torcere.
L’eresiarca
Mai come nel caso del neoeletto leader del Labour Party, Jeremy Corbyn, si era invertita la piramide gerarchica all’interno di un partito di opposizione, con la base che ha spettacolarmente scippato il timone alla dirigenza. E le conseguenze sono dirompenti, sia per le ripercussioni negli equilibri interni al partito e nella propaganda dei conservatori – il cui congresso, tenutosi a Manchester, si è appena concluso — che per via dell’ormai ben nota eresia corbyniana su due cardini dello status quo politico-istituzionale del paese: gli armamenti nucleari e la monarchia.
Il Rembrandt di Camden
Presso la stazione ferroviaria di Liverpool Street, nell’East end londinese, da qualche anno sorge un piccolo memoriale in bronzo dell’artista Frank Meisler: cinque figure di bambini con i rispettivi bagagli, appena scesi dal treno e in attesa di qualcuno che li accolga. Dall’espressione composta, pur nell’incertezza di un imminente futuro ignoto, sui loro volti si coglie l’aspettativa curiosa e trepidante dell’infanzia traumatizzata.
Ci scusiamo con i passeggeri
L’esasperazione delle circa tremila — una stima prudente — persone ammassate in condizioni d’inimmaginabile degrado nell’accampamento presso Calais ribattezzato «la jungla» periodicamente trabocca. Allo stillicidio di vittime schiacciate sotto le ruote ferrate o folgorate dall’alta tensione nel tentativo di abbordare i treni che trasportano veicoli e merci attraverso il tunnel sotto la Manica (la tredicesima e ultima vittima un ventenne eritreo, morto lo scorso mercoledì), ha fatto seguito un tentativo d’irruzione in massa nel terminal francese che ha bloccato entrambe le gallerie dalla mezzanotte alle otto del mattino di sabato.