Another Day in the Death of America

Novemb-
Con Gary Younge, Fill 2019

Incontriamo Gary Younge una mattina londinese nel bar del quotidiano The Guardian, di cui è editorialista dopo oltre un decennio di corrispondenza dagli Usa. Il giornalista inglese, originario delle Barbados, ha al suo attivo reportage dai Caraibi, Europa e Africa, ha diretto il documentario Angry, White and American per Channel 4, un inquietante viaggio nell’America contemporanea, scrive sul periodico The Nation e ha vinto l’edizione 2017 del premio James Aronson Awards for Social Justice Journalism. Siamo qui per parlare dell’ultimo dei suoi cinque libri: Un altro giorno di morte in America, (ADD editore) è una mappatura spaziotemporale – straziante e commovente nell’empatia, odiosa e inaccettabile nella denuncia – di una giornata americana qualsiasi, in cui una media di sette adolescenti muoiono uccisi da armi da fuoco in omicidi spesso volontari, a volte accidentali.

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Donald Trump a Londra (I)

Nemmeno s’era aperto il carrello per atterrare a Stansted nella visita di Stato di tre giorni, che già Donald Trump faceva dono all’umanità di un altro dei suoi cinguettii sibilanti. Nella fattispecie ne era destinatario Sadiq Khan, sindaco della capitale nella quale si apprestava ad atterrare, definito dall’impresario della compagnia di giro che è diventata la presidenza degli Stati uniti «un gelido sfigato».

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Schadenfreude

Di primo acchito, e per chi avesse la rara  fortuna di aver sviluppato dei muscolosi anticorpi contro il pensiero mercato unico, la Schadenfreude, tedesco per “gioia o soddisfazione per le disgrazie altrui,” sembrerebbe un’emozione repellente: la manifestazione di una bieca miseria morale social-darwinista da cui stare lontani il più possibile, il carburante di una società schiava della propria libertà di consumare e che ha fatto dell’esportazione spesso violenta di questa libera schiavitù la propria ragione storica, la sentenza di fallimento per qualsiasi progetto new-age spiritualista aromaterapeutico, la suprema negazione di precetti evangelici, quando non l’ingrediente principale di prontuari di self-help da comprare in climatizzati autogrill assieme ai manuali di Volo.

(continua)

Supertrump

Brexit in America. (Grazie a Ms Cruillas per la segnalazione)

Tariq Vs. Sadiq

Corbyn-and-Tariq-Ali

Il termine inglese firebrand (agitatore) sembra essere stato coniato per Tariq Ali. Classe 1943, da studente sosteneva contraddittori con Henry Kissinger, ispirava canzoni ormai classiche agli Stones e John Lennon, diventava confidente di Malcolm X, e potremmo continuare.

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La mia generazione era fantastica, ma si è trasformata in una montagna di merda

John_Sinclair_photo_2-thumb-250x374-74167«Ho sviluppato il mio attivismo scoprendo Max Roach e Charles Mingus. Quando mi resi conto che tutta la musica che ascoltavo da piccolo era suonata da neri, cominciai a chiedermi: “Come mai sono sempre loro a produrre buona musica, mentre tutto il resto è così blando e scadente?”». Sarà anche logora – perennemente affibbiata a fotomodelle, scarpe da ginnastica, calciatori e macchinette per il caffè – ma è definizione che gli si attaglia perfettamente: John Sinclair è un’icona.

 

 

 

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Ciao Barack, ciao Angela, ci vediamo domani al muretto

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Tra il ridicolo e l’irritante quest’abitudine – non del tutto nuova per la verità – dei grandi quotidiani di chiamare per nome i leader internazionali. Continua a leggere “Ciao Barack, ciao Angela, ci vediamo domani al muretto”