L’atteso discorso di Jeremy Corbyn alla platea del congresso nell’anno zero del partito è stato finalmente pronunciato. Atteso, e quanto: non solo per via della presenza ancora un po’ irreale su quel podio di una figura fino a ieri ignota ai più e ora al comando di una delle macchine-partito più vaste e complesse d’Europa; ma soprattutto perché doveva legittimare il ruolo del leader e mostrare la compattezza dietro di lui.
Mese: settembre 2015
La scacchiera del cancelliere
Dipinto com’era — nel migliore dei casi come gelido Apparatchik esperto di doppiezza e nel peggiore come un bombarolo filo-insurrezionalista -, la scelta di Jeremy Corbyn di affidare il dicastero ombra delle finanze (Cancelliere dello Scacchiere) a uno come John McDonnell è stata unanimemente considerata dai commentatori come un segno di debolezza del segretario nei confronti del cieco demone radicale impossessatosi del Labour.
Labour Party anno zero
A poco di più di due settimane dall’elezione tellurica che ha fatto precipitare la leadership del partito laburista nel grembo di Jeremy Corbyn, si è aperto ieri a Brighton l’annuale congresso del partito. Si concluderà mercoledì.
De Cameron
Corbyn la gazzella
Nella savana di Westminster, ogni giorno Jeremy Corbyn si sveglia e comincia a correre per affrontare il suo «momento della verità» quotidiano. Quello cioè in cui, da vero eroe, partecipando a una delle infinite cerimonie ufficiali dov’è prevista la presenza del leader dell’opposizione di sua Maestà, deve piegarsi a una ritualità la cui abolizione, riforma o superamento erano tra le cause del suo ingresso in politica. Tale è il paradosso politico della storia presente del Labour party.
God Shave the Queen
Jeremy Corbyn, l’internazionalista, ovviamente non riesce a cantare le impronunciabili strofe dell’inno nazionale, sorta di glorificazione musicale delle peggiori porcherie compiute da un popolo nel nome della propria presunta superiorità (vale per i britannici ma anche per qualsiasi altro inno nazionale europeo). E la stampa, moderata e non, gli è naturalmente saltata quasi tutta addosso.
C’è un particolare piacere nell’assistere a queste piazzate isteriche. È la prima volta che, finito quasi per sbaglio in posti chiave, improvvisamente qualcuno usa un linguaggio del tutto alieno, proveniente da una galassia lontana milioni di anni luce dalle ridicole e decrepite parrucche dell’establishment. Uno che non dice – e non canta – le solite cazzate. Che anche duri poco, ne valeva urgentemente la pena.
L’ineleggibile
Un Jeremy Corbyn si aggira per Westminster. È ancora lui, solo non è più lui. È rimasto lo stesso: bonario e trasandato, vestito uguale da trent’anni, uno che lo schermo non lo buca, lo mura; uno in bianco e nero.
Daje Jeremy
Con l’«inspiegabile» elezione di Jeremy Corbyn a leader del partito laburista si compie una specie di omerico nostos (ritorno), quasi un riavvolgimento veloce di una pellicola scritta e interpretata dalla generazione politica precedente (che poi, anagraficamente, è la sua): il film degli anni Novanta, del Labour tre volte vincitore, dei brindisi e pacche sulle spalle coi banchieri barracuda, delle pseudo-diatribe fra Blur e Oasis, nell’arte elettrizzante e ombelicocentrica di Damien Hirst e Tracey Emin, dell’aromaterapia come sostituto dell’analisi politica, della crescente marginalizzazione del sindacato e la dissoluzione del diritto del (e al) lavoro.
60 (per) CENT
Tutto il potere a Jeremy Bernard Corbyn: la base del partito ha parlato quasi all’unisono, e ad alta voce. Con un’assordante maggioranza del 59,5 % delle preferenze ha eletto al primo turno un sessantaseienne che per 32 anni – dal 1983 – ha servito dalle retrovie della sinistra socialista votando quasi regolarmente contro la linea ufficiale. Il suo vice sarà Tom Watson, classe 1967, di Sheffield, un modernizzatore esperto in comunicazione digitale e implacabile nemico della stampa di Murdoch.
Jeremy Corbyn: quando il “nuovo” retrocede, il “vecchio” avanza
Si è conclusa giovedì alle dodici la votazione per le primarie del Labour Party, in una campagna che verrà ricordata tra le più drammatiche e sentite della storia recente del partito. Il risultato sarà reso noto sabato mattina.
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