Il risveglio è peggio dell’incubo. L’accordo di uscita targato Boris Johnson che finalmente anima il golem Brexit è stato votato ieri pomeriggio dal parlamento britannico con una maggioranza massiccia e definitiva di 124 voti (358 a 234). Da un parlamento tutto nuovo, epurato di remainer multipartisan sostituiti da un’armata di neodeputati conservatori che, espugnando le roccaforti ex rosse del nord, ha riscritto la storia sociale del paese.
Mese: gennaio 2020
Cronaca postuma di una catastrofe IV
Dopo i saluti, le scuse. It’s sorry time, mentre il prossimo 7 gennaio si riapre la corsa alla leadership Labour. Dalle colonne dell’unico Daily a lui non ostile e che flirta a capo scoperto con la leggibilità, il Mirror, domenica Jeremy Corbyn ha vergato di suo pugno una richiesta di perdono. I quasi sessanta seggi persi nel nord, prossimi ad accogliere i neodeputati conservatori scesi in massa ieri a Londra per installarvisi, glielo imponevano.
Cronaca postuma di una catastrofe III
Proprio perché la vittoria di Brexit Johnson eccede qualsiasi metafora, andando casomai ad aggiungere anabolizzanti alla sua già dopata vanagloria, il premier è andato ieri nel Nordest ex-rosso a ringraziare per l’assegno in bianco che gli hanno firmato: una maggioranza di 80 seggi con la quale si appresta a cambiare il nome del paese in United Brexitdom.
Cronaca postuma di una catastrofe II
Queste sono state elezioni politiche solo sulla carta. In realtà erano il secondo referendum, tanto invocato dalle élite liberal cosmo-metropolitane. Che è stato perduto come e peggio del primo, riaffermando la volontà del leave nel modo più netto possibile.
Cronaca postuma di una catastrofe I
«Ho fatto tutto quello che ho potuto per guidare il partito… da quando sono diventato leader gli iscritti sono più che raddoppiati e il Labour ha proposto un manifesto serio, radicale, sì, ma molto serio e completo di costi». È puerile aspettarsi che le lame in attesa di affettare la carne vegetariana di Jeremy Corbyn si accontentino di una simile autodifesa. Ha lasciato intendere che se ne andrà all’inizio dell’anno, ma le urla perché lo faccia “ieri” sono già assordanti.
Benedetto Vecchi, 1959-2020
Sono uno più bello dell’altro i ricordi della redazione e delle firme del manifesto per Benedetto Vecchi, che del giornale era autentico pilastro. Ne raccomandiamo la lettura, senza scrivere cose che, in confronto, nel migliore dei casi, non potrebbero che risultare insipide.
Un uomo colto e gentile. Un compagno e un amico – Norma Rangeri
La lotta di classe si è spostata nel cyberspazio – Marco Bascetta
Se n’è andato, è partito con la sua vecchia moto? – Toni Negri
Dentro la scrittura tenace di un quasi «controgiornale» – Andrea Colombo
Ciao Benedetto, uno di noi. Isole di ricordi – ***
L’intellettuale dai piedi scalzi che sapeva di non appartenere ai vuoti e «felici pochi» – Paolo Virno
Un originale cartografo del capitalismo – Sandro Mezzadra