Estinguere i ribelli

Azione di protesta di Extinction Rebellion all’aeroporto di Heathrow a Londra

Terroristi, anzi no. Extinction Rebellion (Xr), il gruppo di disobbedienza civile protagonista di una serie di spettacolari blocchi del traffico in varie zone centrali di Londra nei mesi scorsi, era stato catalogato lo scorso novembre come «ideologia estremista» dalle unità antiterrorismo dell’Inghilterra meridionale.

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La luce in fondo al tunnel era un altro treno

The horror, the horror… l’incubo di queste quarte elezioni in cinque anni sta prendendo forma. Gli exit poll di Bbc, Itv e Sky, le dichiarazioni di voto di oltre ventimila elettori colti all’uscita dalle urne e diffusi ieri alle ventitré, ora italiana, danno un risultato da sala di rianimazione per Jeremy Corbyn.

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Ore diurne

Oggi seggi aperti dalle sette del mattino, lo rimarranno fino alle ventidue. Si vota per decidere il governo dei prossimi cinque anni, che dovrebbe decidere se completare la British Exit a targa Tory. Si sfidano le intemperie invernali per la prima volta da novantasette anni, di solito si preferisce votare in primavera. Ma è l’inverno della democrazia, in Gran Bretagna come quasi ovunque.

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As seen on TV

L’ultimo confronto tv tra Jeremy Corbyn e Boris Johnson

Si è tenuto venerdì sera l’ultimo confronto televisivo Bbc fra Labour e Tories, con i leader, Jeremy Corbyn e Boris Johnson, a confrontare e perorare i rispettivi programmi per il futuro del paese. Manca ormai meno di una settimana alle elezioni più importanti, quelle che Johnson vuole giocare solo ed esclusivamente su Brexit – il Get Brexit Done ripetuto ai limiti dell’esasperazione – e che invece Corbyn devia sulla paurosa disuguaglianza del paese e sui guasti sociali di dieci anni di governo conservatore. Esito pari e patta, entrambi hanno predicato ai convertiti, come si dice da queste parti. Se è difficile che abbiano fatto cambiare idea agli indecisi è per via dell’unicità di questa tornata elettorale: non si vedevano due programmi politici così divergenti dal 1945, o forse non si sono mai visti. I sondaggi? Danno in testa i Tories ovviamente, a dieci punti di vantaggio: 43% a 33%. Ma era così anche nel 2017, ai tempi di Theresa «Strong and Stable» May.

(il manifesto, 08/12/19)

Get Brexit Dumb

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Il Regno Unito si trova a poche settimane dal quinto appuntamento elettorale in un decennio (senza contare i due delle europee) e due referendum, quello scozzese e quello, famigerato, sulla British Exit. Dopo mille tentativi, Boris Johnson non è riuscito a farsi approvare dal parlamento l’accordo che dovrebbe sancire l’uscita dall’Ue.

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SM Festival

È stato appena confermato sottovoce, ma potrebbe finire come altre magniloquenti iniziative sbandierate dal governo uscente, per tacere di quelli usciti ancora prima: in un buco nell’acqua. Parliamo del Festival, manifestazione dal nome ancora antonomastico (e quindi immodesto) che Boris Johnson ha confermato nell’agenda governativa prossima futura in uno degli ultimi atti da premier, qualora riuscisse a farsi rieleggere il prossimo 12 dicembre. E che già i detrattori hanno ribattezzato «Brexit Festival».

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Da che parte stare

Jeremy Corbyn lancia la campagna elettorale del Labour

Alleluja. Si vota il 12 dicembre, giusto il quinto pellegrinaggio alle urne, fra elezioni e referendum, in cinque anni: sei settimane di campagna elettorale.

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Ancora un piccolo sforzo…

Boris Johnson

Elezioni sì, ma quando? Gli ultimi sviluppi vedono Johnson momentaneamente abbandonare il proprio accordo di uscita rinegoziato con Bruxelles appena giorni fa – facendo inferocire i Tories moderati – e spingere a tutto gas verso elezioni anticipate. E a dicembre: mese sciaguratissimo per appuntamenti simili, non a caso sarebbe la prima volta dal 1923.

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Lo stinco di Letwin

La cianchetta che ha fatto capitombolare a un metro dal traguardo (il primo di altri mille da tagliare) l’infausto accordo May freneticamente ritargato Boris Johnson, appartiene a deputato indipendente ex conservatore, Oliver Letwin.

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Rock around the backstop

Eccolo il new deal, tutto in minuscole. Boris Johnson aveva il sorriso del mariuolo perdonato mentre annunciava, al fianco di Jean-Claude Juncker, ieri pomeriggio a Bruxelles, il raggiungimento del sospirato accordo Brexit sul filo di lana dell’ennesima proroga.

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