Donald Sassoon: i tempi di Thatcher e Blair sono finiti

Donald Sassoon è professore emerito di storia europea comparata al Queen Mary College, University of London. Il suo ultimo libro è Sintomi Morbosi, edito da Garzanti.

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Cronaca postuma di una catastrofe III

Proprio perché la vittoria di Brexit Johnson eccede qualsiasi metafora, andando casomai ad aggiungere anabolizzanti alla sua già dopata vanagloria, il premier è andato ieri nel Nordest ex-rosso a ringraziare per l’assegno in bianco che gli hanno firmato: una maggioranza di 80 seggi con la quale si appresta a cambiare il nome del paese in United Brexitdom.

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Il Milite IgNATO

Jens Stoltenberg, segretario della Nato

Ieri sera il megalitico entourage paramilitare di Donald Trump e consorte atterrava a Stansted – aeroporto dell’Essex, hub di Ryanair – per poi raggiungere via elicottero la residenza dell’ambasciatore Usa a Regent’s Park. È una visita di tre giorni in un paese lacerato da Brexit a dieci giorni dalle elezioni. Il terzo avvento trumpiano nell’ex madrepatria ha lo scopo principale di celebrare l’anniversario della Nato, l’alleanza militare più vasta e potente della storia, di cui oggi fanno parte ventotto stati. Che compie 70 anni e li dimostra tutti, ma è pronta a proiettarsi in una nuova dimensione da militarizzare, lo spazio, e a chiedere più fondi nei bilanci della difesa dei Paesi Ue.

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Il Milite IgNATO II

Anche le posizioni nella foto di gruppo sembrano costituire un problema per i leader al vertice Nato

Uno per tutti, tutti per uno. Con quest’esausta citazione di Dumas Boris Johnson, padrone di casa del summit celebrativo dei 70 anni dell’alleanza atlantica, tenutosi prima a Londra e poi in un albergone per golfisti nel verde Hertfordshire, ha ribadito l’unità del consesso chiudendone i lavori.

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Another Day in the Death of America

Novemb-
Con Gary Younge, Fill 2019

Incontriamo Gary Younge una mattina londinese nel bar del quotidiano The Guardian, di cui è editorialista dopo oltre un decennio di corrispondenza dagli Usa. Il giornalista inglese, originario delle Barbados, ha al suo attivo reportage dai Caraibi, Europa e Africa, ha diretto il documentario Angry, White and American per Channel 4, un inquietante viaggio nell’America contemporanea, scrive sul periodico The Nation e ha vinto l’edizione 2017 del premio James Aronson Awards for Social Justice Journalism. Siamo qui per parlare dell’ultimo dei suoi cinque libri: Un altro giorno di morte in America, (ADD editore) è una mappatura spaziotemporale – straziante e commovente nell’empatia, odiosa e inaccettabile nella denuncia – di una giornata americana qualsiasi, in cui una media di sette adolescenti muoiono uccisi da armi da fuoco in omicidi spesso volontari, a volte accidentali.

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Da che parte stare

Jeremy Corbyn lancia la campagna elettorale del Labour

Alleluja. Si vota il 12 dicembre, giusto il quinto pellegrinaggio alle urne, fra elezioni e referendum, in cinque anni: sei settimane di campagna elettorale.

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Speaker’s corner

«Ripetitiva e disordinata». Così John Bercow – lo speaker (presidente) dei Comuni – ha fiocinato ieri la richiesta di Boris Johnson di rimettere ai voti il suo accordo di uscita dall’Unione europea negoziato in extremis la settimana scorsa.

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Pro-Rogue

Neanche disfatta la valigia al ritorno dal vertice di Biarritz, Boris Johnson ha chiesto e ottenuto dalla monarca la cosiddetta prorogation del parlamento. Che proroga non è: si tratta di una sospensione fino al 14 ottobre prossimo, ufficialmente per dare una pausa ai lavori camerali che si svolgono ininterrottamente dal 2017, in realtà per bruciare i tentativi del parlamento stesso di bloccare l’uscita dalla Ue senza accordo. Halloween si avvicina infatti al galoppo: quel 31 ottobre che, com’è noto, coincide con la temuta/agognata British Exit.

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La resistibile ascesa di Boris Johnson II

Dopo la quinta votazione alle loro cosiddette primarie, i Tories hanno (quasi) finito di giocare ai seggi musicali. Il vincitore ultimo si siederà su quello di leader del partito e del paese. A contendere a Boris de Pfeffel Johnson (160 voti) le preferenze degli iscritti in una votazione il cui spoglio avverrà il prossimo 22 luglio, sarà l’attuale inquilino del Foreign Office Jeremy Hunt che, con 77 voti, ha superato di un sopracciglio il rivale Michael Gove, il ministro dell’Ambiente, fermatosi a 75.

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La resistibile ascesa di Boris Johnson

 Boris Johnson

Il reality contest che è la corsa alla leadership Tory ha finora prodotto quattro semifinalisti e un trombato, Dominic Raab. Per superare l’assicella serviva un minimo di 33 voti da parte dei 313 colleghi deputati.

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