Considerazioni sparse sulla puntata di Otto e Mezzo di ieri sera.
Considerazioni sparse sulla puntata di Otto e Mezzo di ieri sera.
Donald Sassoon, professore emerito di storia europea comparata presso il Queen Mary College, dell’Università di Londra, è uno dei massimi esperti di socialismo europeo. Autore, fra gli altri de La cultura degli europei. Dal 1800 a oggi, ha appena terminato un tomo sul capitalismo globale dal 1880 al 1914.
Professor Sassoon, Jeremy Corbyn ha dimostrato la sua attuale invincibilità all’interno del partito resistendo a un attacco frontale durissimo da parte dei suoi stessi deputati. Che dopo questa sonora débâcle sono affranti.
Continua a leggere “The real The Donald”
A disciple of Eric Hobsbawm, Donald Sassoon is Emeritus Professor of Comparative European History at Queen Mary College, University of London. He is the author of a series of texts on Italian communism, European socialism and is presently working on a magnum opus on the parable of global capitalism. An expert on modern Italy, he has been curating the Genoa historiographical festival La storia in piazza since 2007, and his books are translated in many languages. Looking at the crucial United Kingdom referendum, he harbours no doubts: The impending danger of self-exclusion of Britain from the E.U. seems to oscillate between farcical and tragic, but it could have real repercussions of unforeseen gravity.
Da sempre celebrato modello di democrazia liberale, la Gran Bretagna gode di una fama consolidata, quella di essere un luogo tollerante, una nazione che ha sempre accolto rifugiati politici dissidenti e anche rivoluzionari: Marx, Herzen, Bakunin, tanto per citarne tre. Vero, soprattutto perché costoro avevano di solito l’attenuante di rivolgere altrove le loro pericolose mire insurrezionali. Continua a leggere “The age of snooping”
Ho sempre avuto problemi con il concetto di patria. Non mi ci sono mai riconosciuto, non appartiene alla mia cultura politica, lo trovo fastidiosamente retorico il più delle volte. Continua a leggere “Patrioti please, non ribelli”
Eric Hobsbawm (1917-2012) se n’è andato proprio mentre la Labour conference ospita dibattiti nei quali la nuova guardia del Labour Party (che, a leggere il Guardian, anziché da “vecchi sindacalisti-intellettuali barbuti”, sembra composta da “ricercatori di Harvard”) macella quel poco che resta dell’identità del partito.
Hobsbawm ha rilasciato pochissime interviste in questi ultimi anni, nessuna delle quali, dolorosamente, al sottoscritto; una dopo l’uscita di How To Change the World; l’altra solo pochi mesi fa, all’Espresso.
Un intelletto superpotente in meno, uno degli ultimi grandi del Novecento, un’assenza poco riparabile.
Intervista al sommo Eric, capace di spiazzare tutti anche a 95 anni.
Qualche giorno fa è uscito in Italia il libro di un genio su un altro genio, al quale ho prestato la mia indegna opera di traduttore. Mentre mi arrampicavo freneticamente sulle pareti ripide del pensiero di entrambe, ho sentito più di una volta le assi del mio intelletto scricchiolare: è mancato un pelo che si spezzassero. Non è successo, per fortuna.
Davvero non ho la minima idea di che tipo di accoglienza possa avere un libro come questo in Italia: è però un fatto che qui, in Uk, è stato un bestseller. A parte la fatica, non indifferente, è stato per me un lavoro incredibilmente illuminante: ha dato una raddrizzata alla mia conoscenza di Marx, rimettendomi sulla strada giusta per cercare di avvicinarmi sufficientemente a quella supernova che è il suo pensiero, prima che sia definitivamente troppo tardi.
Marx è uno dei pensatori più influenti d’Occidente: rifiutarlo su base ideologica è come non lavarsi perché si ha paura dell’acqua. Che l’Italia contemporanea sia guidata da gente che non si è mai lavata è – naturalmente – tutto un altro discorso.
Once again it is manifest that the economic system’s operations must be analysed both historically, as a phase and not the end of history, and realistically, i.e. not in terms of an ideal market equilibrium, but of a built-in mechanism that generates potentially system-changing periodic crises. The present one may be one of these. Once again it is evident that even between major crises, ‘the market’ has no answer to the major problem confronting the twenty-first century: that unlimited and increasingly high-tech economic growth in the pursuit of unsustainable profit produces global wealth, but at the cost of an increasingly dispensable factor of production, human labour, and, one might add, of the globe’s natural resources. Economic and political liberalism, singly or in combination, cannot provide the solution to the problems of the twenty-first century. Once again the time has come to take Marx seriously.
(Eric Hobsbawm, How to Change the World, Little, Brown Books 2011, pp. 418-19. )