Don McCullin a Roma

Bellissimo rivedere a Roma le foto stupefacenti di uno dei migliori fotogiornalisti del secolo – superiore forse allo stesso Capa, visto che costui deve, come al solito, molto della sua fama alla compagna.

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Ho incontrato McCullin (1935) qualche anno fa nel bar di un albergone di Belgravia. Subodoravo che sarebbe stata una bella conversazione, ma certo non che la nostra chiacchierata si sarebbe trasformata nella più bella intervista della mia “carriera.” Alla fine volevo abbracciarlo, cosa che solo la sua fragilità di ottuagenario ha impedito. L’altro ieri sera, all’apertura della sua grande retrospettiva al Palazzo delle esposizioni assieme a Boris Mikhailov, l’ho salutato e gli ho detto quanto bello fosse stato per me il nostro incontro. Le sue immagini sulla follia e la barbarie della guerra non sono riuscite a bandire ne l’una, né l’altra, come le immagini strazianti provenienti da Israele e Gaza brutalmente confermano.

Ho anche scoperto con meraviglia che la copertina di uno dei miei album preferiti – il folgorante debutto post-punk dei Killing Joke, del 1978 – è una delle sue foto più incredibili, quella dei ragazzi che scappano dai gas lacrimogeni durante gli scontri a Derry nel 1971.

Ma tutte le fasi della sua carriera, non solo quelle del reportage di guerra, sono straordinarie. A guardare le immagini della povertà nera e ferrigna del Nord dell’Inghilterra culla della rivoluzione industriale, o dell’East end di Londra – ora culla del fighettame gentrificante – brividi di indignazione ti percorrono la schiena.

Con l’occasione ripubblico qui l’intervista in toto.

La mostra dura fino al 28 gennaio ed è imperdibile.