Non c’è niente da festeggiare. Prima di tutto non sappiamo davvero fino a che punto è certo che dia le dimissioni. Fa spazio a una figura imposta dai “mercati”, che ha un mandato extrademocratico per “far quadrare i conti” e sfascerà quello che resta dello stato sociale in Italia. Questo significa che tutte le misure che l’Italia avrebbe dovuto prendere (tagli dei salari, della previdenza, peggioramento dei contratti di lavoro, smantellamento del settore pubblico, eccetera) prima di entrare in questa famigerata moneta unica e che non ha mai preso, ci saranno ficcate giù per l’esofago in virtù di quello che altro non è se non il commissariamento di un’azienda. Si avvera l’incubo del paese-azienda attraverso il partito-azienda, il cui leader viene spodestato non dal popolo, ma dai suoi imbarazzati alleati di classe che non ne tolleravano più i metodi.
La sinistra devertebrata che fa capo a Bersani dice che prima viene l’Italia. No, Bersani. Prima viene l’interesse speculativo al quale il partito di Gramsci inesplicabilmente finito nelle tue mani s’inchina. Assistiamo in queste ore, ore in cui Grecia e Italia (la “culla” della cultura occidentale) sono ridotte al ruolo di porci mediterranei da governare nel grande stabbio globalizzato, all’umiliazione (meritata) di una classe politica che, attenzione, non è una casta o altre scemenze del genere: è simultaneamente causa ed effetto di quello che è diventato il Paese negli ultimi trent’anni. Qual’è lo strillo di dissenso nel mainstream del dibattito? Quello del segretario dell’Italia dei Valori Bollati.
La politica italiana era da vent’anni in uno stato di morte apparente: svuotata completamente, tranne che del proprio involucro formale. Adesso, l’Economia cessa di determinarla dall’esterno e ne assume essenzialmente il ruolo, relegandola a reliquia definitiva del Novecento.
Nel frattempo noi prendiamo tempo, procrastiniamo ancora. Ci saranno altri tagli, ci saranno altre manifestazioni. Ma la famigerata crescita non arriverà, perché l’Europa è ferma. Dopo i tagli fatti pagare ai deboli, i forti torneranno a bussare a Bruxelles, reclamando un’altra decima. E tutto ricomincerà. Oltre all’umiliazione, subiamo anche la farsa. Chi ci dice che B non torni “democraticamente” al potere attraverso Alfano (e Romina?) alle prossime elezioni? Così il tecnocrate imposto da Berlino e Parigi gli leva le castagne dal fuoco, lui torna e noi ricominciamo a fare allegra opposizione su Facebook.
L’unione monetaria è stata una colossale hubris liberista. Forse, perché qualcosa succeda, l’Euro deve crollare. Forse ci vuole un Evento.