Tra il ridicolo e l’irritante quest’abitudine – non del tutto nuova per la verità – dei grandi quotidiani di chiamare per nome i leader internazionali. Repubblica.it in questo momento titola: “Merkel spiata, Angela: inammissibile.” Chissà quanto sarà imbarazzato Obama, che viene spesso chiamato con il nome di battesimo, Barack.
Ora, lasciando da parte la ragione del titolo, inquietante da par suo: Angela? Barack? Ma chi li conosce? Il chiamarli per nome spinge sotto il tappeto l’untuosa e campata in aria familiarità del leader della porta accanto, scelto democraticamente e quindi migliore dei mondi possibili.
Per quanto possa sembrare banale, l’abbattimento di quest’ultima barriera di distacco critico dagli oggetti del proprio mestiere rivela la grande mistificazione che sottende a tutta questa vulgata della “libera informazione”. In cui il leader della superpotenza atlantica origliatrice e quella del colosso europeo economicamente egemone sono “due ragazzi come noi”, usciti da un qualsiasi spot per merendine.
Ciao Angela, ciao Barack, domani tutti da me a studiare per il compito in classe!
Speriamo che almeno poi ce lo passino.