Studenti, non clienti

tumblr_nldsfoosWY1uqylyxo1_1280Un gruppo di una qua­ran­tina di stu­denti di Occupy Lse è paci­fi­ca­mente asser­ra­gliato da mar­tedì scorso nella sala riu­nioni degli uffici ammi­ni­stra­tivi della Lon­don School of Eco­no­mics. La pro­te­sta, auto­de­fi­ni­tasi «Free Uni­ver­sity of Lon­don», vuole col­le­garsi a quella svol­tasi all’Università di Amster­dam nelle scorse set­ti­mane. Gli stu­denti, al momento impe­gnati in un dia­logo defi­nito «paci­fico e costrut­tivo» con il ret­tore, richie­dono alla dire­zione dell’università — una delle più pre­sti­giose del paese e roc­ca­forte di quel pen­siero poli­tico libe­ral fat­tosi oggi più che mai  — di fare pres­sione sul governo per­ché eli­mini le tasse uni­ver­si­ta­rie tra le più one­rose al mondo, ponga fine ai con­tratti a zero ore dello staff acca­de­mico, ai rap­porti dell’istituto con aziende che trag­gono pro­fitti dall’occupazione israe­liana della Pale­stina e per­ché impe­di­sca alla poli­zia di fare ingresso nel cam­pus per que­stioni di sicu­rezza (quest’ultima richie­sta moti­vata dall’elevato livello di allerta per infil­tra­zioni ter­ro­ri­sti­che nella popo­la­zione stu­den­te­sca di reli­gione musulmana).

Al momento, lo spa­zio è uti­liz­zato dagli occu­panti per la discus­sione della meto­do­lo­gia d’insegnamento dell’economia e della finanza, un approc­cio da molti con­si­de­rato mono­di­men­sio­nale e appiat­tito sulle moda­lità a sca­pito delle fina­lità. Simili occu­pa­zioni hanno avuto luogo nelle uni­ver­sità di Shef­field, War­wick, Bir­min­gham e Oxford. «Vogliamo un’istruzione senza un car­tel­lino del prezzo, un’università gestita da stu­denti, ricer­ca­tori e lavo­ra­tori» hanno dichia­rato gli stu­denti, pre­oc­cu­pati dal ruolo guida che la Lse svolge nella com­mer­cia­liz­za­zione dell’istruzione supe­riore che ormai da anni imper­versa non solo in Gran Bre­ta­gna. «La LSE è l’università neo­li­be­ri­sta per anto­no­ma­sia. L’università sta appli­cando sem­pre più il busi­ness model dell’educazione supe­riore, che intrap­pola gli stu­denti in debiti enormi, tra­sfor­man­doli in con­su­ma­tori che fre­quen­tano una fab­brica di lauree».

Ma è una pro­te­sta il cui scopo tra­scende il con­te­sto stret­ta­mente acca­de­mico: la ten­denza che tra­sforma gli utenti in clienti e i ser­vizi in merce inte­ressa ormai qua­lun­que recesso del set­tore pub­blico. Fon­data da Sid­ney e Bea­trice Webb e impron­tata ai prin­cipi del socia­li­smo fabiano, in tempi più recenti la Lse è diven­tata il labo­ra­to­rio acca­de­mico del New Labour, soprat­tutto negli anni Novanta, periodo in cui è stata diretta dall’ideologo di rife­ri­mento di Blair, il socio­logo (oggi barone) Anthony Gid­dens, a cui si deve il conio della cosid­detta «terza via». È stata occu­pata l’ultima volta nel 2011 quando l’allora ret­tore, l’ex ban­chiere Howard Davies, dovette lasciare per il coin­vol­gi­mento dell’istituto con la fami­glia Ghed­dafi. Il suo suc­ces­sore, il socio­logo ame­ri­cano Craig Calhoun, si è detto dispo­ni­bile al dia­logo con gli stu­denti. L’occupazione ha per ora rice­vuto l’appoggio di una serie di pro­fes­sori e ricer­ca­tori irlandesi.

(il manifesto, 24-03-15)

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Autore: leonardo clausi

Si tratta di prendere Troia, o di difenderla.

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