Amnesty International Uk si attiva per la vicenda Regeni. Venerdì pomeriggio a Cambridge, città nella cui università studiava il dottorando italiano, si terrà un raduno affinché il governo britannico eserciti la dovuta pressione sul brutale regime di Abdel Fettah el-Sisi per indurlo finalmente a gettar luce sulle responsabilità della sparizione e omicidio di Giulio, scomparso lo scorso 25 gennaio e il cui corpo torturato fu rinvenuto il successivo 3 febbraio. La sua non è che una delle morti e sparizioni che con tragica assiduità caratterizzano la dittatura militare sin da prima che el-Sisi si impadronisse del potere.
L’appuntamento, alle 15.30 nella King’s Parade, storica strada della città, è organizzato in collaborazione con la Cambridge University, il gruppo Cambridge City Amnesty e con il sostegno della Egypt Solidarity Initiative, organizzazione in difesa dei diritti democratici in Egitto. Liesbeth Ten Ham, presidente della sezione di Cambridge di Amnesty, si aspetta un afflusso di circa duecento persone, un numero tutt’altro che basso viste le dimensioni di Cambridge e il fatto che l’iniziativa abbia luogo in un giorno feriale. «La vicenda di Giulio mi riguarda, anche se indirettamente. Io vivo a pochi metri dal suo college. Eravamo praticamente vicini di casa. Da vent’anni faccio parte di Amnesty e abbiamo ripetutamente sottolineato le violazioni che hanno luogo regolarmente in Egitto. Le sparizioni, le violenze. Un adolescente che indossava una maglietta con la scritta «una nazione senza torture» si è fatto due anni di carcere dove è stato torturato; vari giornalisti sono stati incarcerati per aver assistito a dei massacri: non sono che esempi di una prassi sconcertante che in Egitto va avanti da decenni».
L’iniziativa punta a coinvolgere attivamente il governo britannico, che solo pochio mesi fa ha accolto al-Sisi a Londra con tutti gli onori e si è finora limitato a rilasciare un blando invito ad accertare la verità. «La versione ufficiale sulla morte di Giulio è ovviamente una montatura e non potrei sottolineare con maggior forza l’importanza che emerga la verità. Non si sta facendo giustizia, né per Giulio né per le troppe altre persone “scomparse” da quando al-Sisi è al potere, e la tortura è una pratica diffusa. È prioritario che si addivenga a delle indagini credibili e che i veri esecutori di questo assassinio siano processati».
Lo scorso sei febbraio, i docenti di Cambridge Anne Alexander e Maha Abdelrahman avevano scritto una lettera aperta di protesta al governo egiziano per la morte di Giulio e la brutalità della polizia egiziana. A questo proposito, il deputato labour di Cambridge Daniel Zeichner, che parlerà venerdì, ha dichiarato: “Cambridge prova un profondo senso di shock e tristezza per la tragica morte di Giulio Regeni. Gli sforzi di Amnesty International, dell’università di Cambridge e dei docenti che hanno scritto la lettera aperta sono assai lodevoli, è della debole risposta del nostro governo che sono sempre più scontento.”
Al momento, una petizione al governo britannico perché questo richieda formalmente una piena indagine sulla morte di Giulio ha raggiunto 10.000 firme, il tetto minimo perché sia presa in considerazione dalle autorità.