Il no di Cameron all’Europa di Merkozy, oltre all’ennesima calata di brache di un leader di fronte all’autorità “dei mercati”, significa sancire la protezione degli interessi della City, che solo per un “accidente geopolitico” si trova a Londra. Non sono quindi interessi nazionali nei termini a cui ci hanno abituati le dinamiche storiche del XX Secolo. I mercati sono ovunque e la loro aggregazione è la City. Si potrebbe dire che è Londra che Cameron difende, una città definitivamente post-britannica.
Peggio, è proprio quella City difesa da Cameron saltando definitivamente sul carrozzone degli euroscettici che da mesi nel partito lo tirano per la giacca, la vera responsabile della crisi, e non i disgraziati che ora dovranno pagare le misure imposte da Merkel e Sarkozy a Monti e al resto dei Pigs. Ma questo è atrocemente ovvio.
Il gran rifiuto fa felici i commentatori della stampa tabloid, sempre sciovinista e radicata nel vago sogno della grandezza nazionale perduta. Ma gli effetti saranno un rafforzamento dell’egemonia franco tedesca in Europa: ironicamente, il contrario delle aspirazioni della stampa nazionalista britannica. Oltre a essere un ritorno all’isolamento della Gran Bretagna, tutt’altro che splendido, assistiamo a uno schizoide contrapporsi di metodi diversi per difendere gli stessi interessi.