La “festa” di Guy Fawkes non l’ho proprio mai capita, se non nel senso di quanto, nella psiche inglese, i pesciazzi della fedeltà alla monarchia siano avvolti in un bel cartoccio di nazionalismo. Non è soltanto il fatto che il rogo del pupazzo del cospiratore cattolico seicentesco che era a un passo dal cambiare la storia d’Europa (niente Giacomo I, niente stato protestante, ecc.), ripetuto ogni cinque novembre come se fosse una festa parrocchiale, ha dell’inquietante che riporta alla caccia alle streghe: è che questo festeggiare con religiosa regolarità una rivoluzione fallita rispecchia il ruolo di bastione della conservazione che la Gran Bretagna ha avuto rispetto alla Francia della rivoluzione borghese e dei lumi. I fuochi di bonfire night, insomma, li ho sempre disertati, da europeo che riconosce il proprio DNA culturale nella rivoluzione francese. Per fortuna, lo scivolamento costante di significante e significato dei concetti tipico del postmoderno ha lentamente cambiato i connotati alla figura di Guy Fawkes. Tanto che la sua maschera senza volto adesso è il simbolo – di segno naturalmente diverso – di una reazione a tutto quello che lo stato britannico – e con esso l’occidente – è diventato in questi quattrocento anni. E poi quel nome: in inglese, oggi, “guy” significa “un tipo”, un individuo generico senza distinzioni di genere o numero.
Nel 2011 erano cinquanta persone, nel 2012 più di duemila e ieri più di quattromila. Non il milione vagheggiato: ma la manifestazione organizzata da Anonymous davanti ai palazzi del potere britannico, lo scorso mercoledì, non è stata affatto poca cosa. Soprattutto perché la Million mask march (marcia di un milione di maschere) ha raccolto un grappolo di manifestazioni gemelle globali organizzate a Sydney, Auckland, Parigi, Berlino, Edimburgo, San Francisco, New York e Washington.
Le maschere c’erano, eccome. Sfilando contro l’occhiuta vigilanza governativa in rete e fuori e l’austerity fatta pagare a chi è già fin troppo austero, in molti avevano le ormai inconfondibili sembianze di Guy Fawkes, rese famose dal film V for vendetta. Nel ghigno di Fawkes si riconoscono gruppi anarco-pacifisti, anticapitalisti e pro-Palestina. Fra questi, anche la celebrità televisiva Russell Brand (presente già l’anno scorso e autore fresco di un dibattutissimo libro intitolato — nientedimeno — Revolution) e la stilista Vivienne Westwood, che di sovversioni spettacolari ha il Cv pieno. Non c’è stato scambio di complimenti: la polizia era presente in massa e antisommossa. Il bilancio è di dieci arresti e qualche contuso.
I manifestanti si sono dati appuntamento a Trafalgar Square per poi dirigersi verso il parlamento. Alcuni sono saliti sul piedestallo della colonna di Nelson e hanno sparato fuochi d’artificio, cantando slogan come «One solution, revolution». Si sono poi diretti verso Buckingham Palace e il cuore opulento della Londra commerciale: Piccadilly Circus, Regent Street, Oxford Circus, Park Lane. Da lì, un gruppo più ristretto è andato fin davanti agli ingressi della sempre più filo-Tory Bbc, nella vicina Portland Place, guardata a vista da pochi poliziotti. Il proposito originario — bloccare del tutto i luoghi sacri delle istituzioni britanniche, soprattutto Parliament e Trafalgar Square — non è stato raggiunto.
Nella non-identità collettiva che fa capo ad Anonymous si riconoscono le frange di un anarchismo digitale e postmoderno che ha la rete come proprie coordinate. La scelta del personaggio di Fawkes, tra i più demonizzati della storia Britannica assieme al papa, indica il compimento di un interessante scarto simbolico. Circa quattrocento anni fa, il cinque novembre del 1605, un gruppo di dissidenti cattolici inglesi cercò di assassinare Giacomo Stuart, re scozzese che era salito al trono dopo la morte di Elisabetta I e tra i fondatori dello stato britannico moderno. Il piano fu sgominato, i colpevoli mandati a morte, compreso Fawkes, l’unico esecutore materiale, il complotto fu ribattezzato «la congiura della polvere da sparo» perché puntava a far saltare letteralmente in aria monarca e parlamento.
Da allora lo stato britannico ha mantenuto un monopolio delle rappresentazioni di Fawkes, primo «terrorista» della storia britannica, e la sua effigie veniva tradizionalmente bruciata nella «notte dei falò» (bonfire night) ogni 5 novembre, in una sorta di festa popolare folk-politica dove si celebra lo scampato pericolo di monarchia e stato. Se questo monopolio è finalmente in crisi, lo dobbiamo prima alla graphic novel V for vendetta di Alan Moore e David Lloyd, ma soprattutto all’omonimo adattamento cinematografico hollywoodiano dei fratelli Wachowski del 2006. Grazie a loro, il nobiluomo papista è diventato un’icona anarchica senza volto nell’infinito rizoma del web.