Il primo – struggente – singolo tratto da A moon shaped pool, l’ultimo dei Radiohead. Un album luminosamente lugubre, cameristico, venato di folk, che piano piano ti si insinua sotto la pelle. Che bel gruppo sono diventati, allontanandosi coraggiosi dalle logore convenzioni rock degli esordi. E Thom Yorke, capace di invecchiare con magnetismo, è ormai una magnifica Tilda Swinton della musica.
Sono evidentemente loro, i Radiohead, a tenere alta la bandiera di quel che resta del rock inglese, non certo quei noleggiatori di pere cotte – tiepide – dei Coldplay. Loving them.
Il disco è molto ispirato e la sperimentazione non è così fine a se stessa o autorferenziale come nei due dischi precedenti.
Forse l’opera definitiva che mette in musica il nostro tempo e le ansie dell’uomo contemporaneo; queste le mie sensazione dopo i prini ascolti.
Se la parola “rock” ha ancora un senso nel 2016, (e far si che ogni volta che qualcuno pronunci questo termine non mi si pari davanti l’immagine di Lenny Kravitz in posa con la chitarra vestito da Jimi Hendrix) lo dobbiamo in gran parte a loro!!!
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