Urne d’inverno

Boris Johnson in campagna elettorale

Poche manciate di ore separano dalle politiche, si vota giovedì. Saranno le prime elezioni invernali da un bel pezzo con soli tre precedenti finora, il 1919, il 1918 e il 1923. Sono passate quasi sei settimane esatte dall’ultimo tappo parlamentare che ha imbottigliato il negoziato Brexit del premier Boris Johnson e il conseguente scioglimento – meglio definirla liquefazione – del parlamento, lo scorso 6 novembre. Ma l’insensatezza con cui ormai da anni si susseguono scadenze definite “storiche” ha messo la sordina alle fanfare per consegnare il paese a un eterno presente in cui si corre sul posto verso l’ologramma Brexit. Fin quando non ci si sbatterà violentemente contro per saggiarne, alfine, l’inaspettata durezza.

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L’accordo ormai del tutto scordato

Il paese va oggi alle urne per un plebiscito al quale non è riuscito a sottrarsi, guidato da una leadership comatosa e osteggiata. Ci va controvoglia o con l’intento di punire i responsabili del mess, il caos Brexit di cui la stessa leader fa ormai parte per meriti sul campo.

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