Little Britain

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Brexit is (hard) Brexit. Niente permanenza nel mercato unico europeo per la Gran Bretagna: significherebbe continuare a soggiacere all’affronto di sovranità rappresentato dalla giurisdizione della Corte europea di giustizia su quelle nazionali e soprattutto il mancato controllo dell’immigrazione, i due vessilli più sventolati dai propagandisti del Leave. In altre parole: equivarrebbe a restare nell’Ue, contravvenendo in modo imperdonabile al mandato referendario espresso dagli elettori. Continue reading “Little Britain”

My Farage for a Peerage

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Aumenta la pressione sul governo conservatore guidato da Theresa May, e non solo in riferimento alla saga Brexit. L’elezione di Donald Trump rappresenta un’incognita che va ben oltre la delicata transizione del Regno Unito fuori dell’Ue, per la quale finora May, nonostante plurimi sforzi per dissimularlo, non sembra aver ancora un piano definito.

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La spedizione dei Miller

Theresa May ha ricevuto il suo primo ceffone politico da quando si è insediata al numero dieci di Downing Street. Gliel’ha vibrato Lord Thomas of Cwmgiedd, giudice della High Court, che ha deciso che soltanto il parlamento potrà attivare l’articolo 50 del trattato di Lisbona, la via d’uscita legale del paese dall’Ue che a sua volta metterà in moto la famigerata Brexit.

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L’Amber Jovinelli

Con il proclama «ungherese» sfoderato martedì durante il congresso dei Tories appena concluso a Birmingham, la neoministra dell’interno Amber Rudd ha provocato un vespaio. Nel tentativo di apparire risoluta nell’accogliere lo scontento per i flussi migratori condensatosi nella Brexit, Rudd ha annunciato che le imprese nazionali saranno tenute a pubblicare liste con i nomi dei propri lavoratori stranieri nei propri libri paga.

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The real The Donald

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Donald Sassoon, professore emerito di storia europea comparata presso il Queen Mary College, dell’Università di Londra, è uno dei massimi esperti di socialismo europeo. Autore, fra gli altri de La cultura degli europei. Dal 1800 a oggi, ha appena terminato un tomo sul capitalismo globale dal 1880 al 1914.

Professor Sassoon, Jeremy Corbyn ha dimostrato la sua attuale invincibilità all’interno del partito resistendo a un attacco frontale durissimo da parte dei suoi stessi deputati. Che dopo questa sonora débâcle sono affranti.
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Il grande arrampicatore

La metafora alpinistica l’ha usata proprio lui, nel discorso di chiusura del congresso. È una montagna elettorale quella che aspetta il Labour di Jeremy Corbyn, appena rieletto leader con uno schiacciante 62% dei voti: impervia, tuttavia scalabile. E dopo un anno in cui i suoi compagni di cordata – i deputati del Parliamentary Labour Party (Plp) – hanno cercato di farlo precipitare in tutti i modi, il leader è un arrampicatore più esperto.

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Old Labour, new start

Tra vecchi e nuovi iscritti, i seicentomila che hanno avuto fede in lui sono stati premiati: ieri a Liverpool la parusia – il secondo avvento – di Jeremy Corbyn si è finalmente compiuta. La conferenza di Liverpool ha tributato al leader una vittoria monumentale, col 61% del voto totale contro il flebile 38,2% di Owen Smith, un Giufà immolato all’ultimo momento dai centristi del partito alla forsennata ricerca di un inesistente supereroe moderato che non terrorizzasse gli amichetti della City. Continue reading “Old Labour, new start”

Aridaje Ggeremi

Il congresso annuale del Partito laburista, che si apre oggi a Liverpool, dovrebbe confermare quello che ci si aspetta ormai da mesi: il secondo avvento di Jeremy Corbyn, il leader eletto a furor d’iscritti e clamorosamente sfiduciato da una consistente fetta di deputati subito dopo la deflagrazione Brexit. Le aspettative sono che rivinca la leadership almeno con lo stesso margine di un anno fa. Continue reading “Aridaje Ggeremi”