Carlo il Bisognoso

 

Erede una volta, erede per sempre. Charles III, attuale amministratore delegato dell’“Azienda” – corrente appellativo ultraneoliberale della monarchia Windsor – nonché Re d’Inghilterra, incamera milioni di sterline da sudditi residenti nelle “sue terre” che lasciano questa valle di lacrime senza eredi o aver fatto testamento. Tale consuetudine, detta bona vacantia – latino per “beni vacanti,” ovvero senza proprietario – ha fruttato alle casse reali una sessantina di milioni solo negli ultimi dieci anni. Lo rivela il Guardian, che ha bruciato la concorrenza nello scoprire una pratica risalente soltanto al medioevo, un’epoca ancor oggi ingenerosamente denominata “buia”.

Le cose starebbero pressappoco così: i denari di chi muore senza eredi vengono stoicamente assorbiti dal Duchy of Lancaster, una colossale tenuta fondiaria e immobiliare di proprietà del monarca e gestita esentasse a scopo di lucro, il cui territorio comprende Liverpool, Manchester, e città minori come Burnley, Preston, e l’eponima Lancaster. Stando a fonti del Ducato, i soldi mietuti grazie al tristo mietitore dovrebbero essere redistribuiti dalla corona a enti benefici. Ma secondo il quotidiano britannico non sarebbe affatto così: tolta una minima parte, vengono invece segretamente utilizzati per il rinnovo e il mantenimento degli immobili del Ducato di cui sopra – castelli, cottage, casini di caccia, imprese agricole, negozi – beni che a loro volta vengono messi a reddito attraverso il loro uso commerciale (affitti, vendita di attività agricole ecc.). Nell’ultimo decennio, soltanto il 15% di quei sessanta milioni sono stati passati a enti benefici. Per meglio individuare gli sciagurati candidati all’esproprio, i Ducati si servono di “cacciatori di eredi:” uno studio legale incaricato di accertare che questi non si si siano lasciati dietro né eredi, né ultime volontà.

Non che tutto il territorio inglese ne sia soggetto, naturalmente: i bona vacantia si applicano soltanto in feudi reali come i Ducati di Cornovaglia – il cui scopo è raccogliere fondi per l’erede al trono, al momento l’attuale principe di Galles William – e quello, appunto, di Lancaster: tutti gli altri cittadini estinti senza testamento o eredi vedono i propri beni assorbiti dal ministero del Tesoro che li spende in servizi pubblici.

Si tratta di fondi in buona sostanza neri – e non solo perché mortuari – e che contribuiscono a profitti profumati, tenendo conto che i Ducati non sono soggetti ad alcun prelievo fiscale, non pagando né la tassa sulle imprese, né quella sulle plusvalenze. Ad aggiungere beffa al danno, alcune delle anime morte espropriate dal re sarebbero state – sempre secondo l’indagine del quotidiano britannico – addirittura “indigenti:” vivevano in umili case popolari o in alloggi malandati. O peggio, alcuni di loro potrebbero essere benissimo dei repubblicani, come l’ex minatore John Talbot, che aveva partecipato allo storico sciopero del 1984-85 in cui il sindacato conobbe la sua più cocente sconfitta ad opera di Thatcher.

Che l’attuale re avesse intenzione di modernizzare l’istituto monarchico è ben noto. Certo è che notizie come questa, che paiono uscite dalle matite di Magnus e Bunker, i creatori di Superciuk, sottolineano come ci sia molto ancora da fare. È perlomeno probabile che, se non un impulso vigoroso e dovuto al repubblicanesimo, il “bona vacantiagate” provochi perlomeno un’impennata nei testamenti di chi vive, solitario, nei succitati ducati.

Abbondanti secoli dopo Edoardo il Confessore, insomma, il paese si ritrova con Carlo il Bisognoso. Che in effetti deve darsi da fare a mungere simili cascami feudali: rispetto al Creso nazionale numero uno – il duca di Westminster, che possiede gli immobili di interi quartieri londinesi tra i più ricchi, come Mayfair o l’ex paradiso degli “oligarchi” russi Belgravia – è quasi povero in canna. Anzi, in scettro.

Elisabetta, prima e seconda

Sull’Espresso in edicola questa settimana, un pezzo che si interroga sul senso e sul futuro della monarchia britannica. Di seguito, la versione originale mentre, nel link che segue, quella edulcorata

Il giubileo di diamante di Elisabetta II è in pieno svolgimento e il 4 giugno prossimo un grande concerto pop con la direzione artistica di Gary Barlow (il ciccio bombo dei Take That, come fu a suo tempo impietosamente definito da Elio e le Storie Tese) avrà luogo davanti a Buckingham Palace, in mezzo a un tripudio di Union Jack. Sono passati ben 35 anni da quando, nel 1977, in occasione dello stesso giubileo, allora d’argento, John Lydon (in arte Rotten) e i suoi Sex Pistols le dedicarono un’assai personale rilettura dell’inno nazionale. Con buona pace degli sberleffi del punk la regina è ancora lì, più amata che mai, mentre l’anarchico Lydon è finito a reclamizzare il burro in TV. Continue reading “Elisabetta, prima e seconda”