La prima pagina del Sun di sabato sembra la copertina di una fanzina punk in pieno 1977, roba da far sghignazzare nella tomba Malcom McLaren. Ritrae l’attuale capo di stato britannico, Elisabetta II Windsor, regina del Regno unito di Gran Bretagna — ma da noi meglio nota come «la regina d’Inghilterra» – che all’età di sette anni fa il saluto nazista.
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Elisabetta, prima e seconda
Sull’Espresso in edicola questa settimana, un pezzo che si interroga sul senso e sul futuro della monarchia britannica. Di seguito, la versione originale mentre, nel link che segue, quella edulcorata.
Il giubileo di diamante di Elisabetta II è in pieno svolgimento e il 4 giugno prossimo un grande concerto pop con la direzione artistica di Gary Barlow (il ciccio bombo dei Take That, come fu a suo tempo impietosamente definito da Elio e le Storie Tese) avrà luogo davanti a Buckingham Palace, in mezzo a un tripudio di Union Jack. Sono passati ben 35 anni da quando, nel 1977, in occasione dello stesso giubileo, allora d’argento, John Lydon (in arte Rotten) e i suoi Sex Pistols le dedicarono un’assai personale rilettura dell’inno nazionale. Con buona pace degli sberleffi del punk la regina è ancora lì, più amata che mai, mentre l’anarchico Lydon è finito a reclamizzare il burro in TV. Continua a leggere “Elisabetta, prima e seconda”
Dieu et Mon Facebook
Siccome il Tg1 non ci parla mai della regina e ci tiene penosamente a stecchetto di notizie pregne e significative sulla famiglia reale britannica, l’esigenza – mentre fuori dalla finestra imperversa un micidiale lunedì mattina di novembre grigio e bagnato come un cane randagio – di scrivere due righe su Windsor e Facebook s’impone imperiosa.
Come saprete, Elisabetta II è entrata in Facebook, che, a sua volta, è la nuova incarnazione del Grande Fratello, dove per grande fratello si intende l’occhiuta declinazione labirintica di chiunque nei confronti di chiunque (oltre a una feconda e salvifica circolazione di idee, naturalmente).
Nel solito, falsamente interessante mix di vecchio e nuovo, assolutismo e liberalismo, monarchia e democrazia, libertà e controllo sociale, una delle più arcaiche, inutili e costose istituzioni del mondo si dà a malincuore una mano di vernice per meglio affrontare i rigori della contemporaneità. E lo fa entrando ufficialmente nel paradiso virtuale e giovanilistico par excellence che, nonostante l’apparenza ludica, è un coacervo di cose serissime.
Naturalmente la pagina reale ha solo una funzione illustrativa: non si può diventare amici di Elisabetta né, inspiegabilmente, sarà lei ad aggiornare la sua pagina, pubblicando le foto delle vacanze in Grecia, o del battesimo della nipotina. A dirla proprio tutta, la cosa è un po’ deludente.
Ma la forma, l’ancién regime deve pur salvarla. E che la massa borghese postmoderna e affratellata possa accedere alle stanze private della monarchia britannica così, semplicemente in nome della democrazia virtuale non è ancora accettabile.
I resti della modernità resistono dunque testardi all’inebriante abbraccio dell’Amicizia come in uno striptease interminabile, dove ci si scopre una parte del corpo solo per coprirne un’altra. Conturbante.