Giovedì, le urne: David Cameron è in iperventilazione. In un contraddittorio televisivo di qualche giorno fa lo avevano accusato di essere un Chamberlain – in questo paese una delle offese più gravi che si possano fare a un uomo politico. Lui risponde a tanta infamia facendo appello a una retorica tutta churchilliana, ben sapendo che sono le ultime occasioni per scongiurare una vittoria del Leave al referendum di domani.
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L’importante è vincere la guerra
Posso davvero scrivere del fatto che i Battles in concerto mi hanno sonoramente deluso mentre in Egitto si è riattizzato un sanguinoso incendio, Bangkok è sommersa dall’acqua, la Siria è a un passo dalla deflagrazione, la democrazia in Europa è più bloccata che ai tempi della Scuola di Francoforte, tutto il sistema economico nel quale siamo nati e cresciuti trema dalle fondamenta, le calotte polari si sciolgono per il calore del debito, a Londra si sta in felpa a fine novembre, Monti ha rispolverato sobrie auto italiane a differenza delle Audi da pusher del governo precedente, in Uk il governo della Big [Mac] Society ha venduto a Richard Branson la Northern Rock (la banca che ha ripercosso nel paese il crollo dei subprime proveniente dagli Usa) facendo pagare la differenza ai contribuenti, ma soprattutto i mercati non aspettano? Forse.