More to follow (Andy Bell is a camp idol, Vince Clarke a synth god)
SCUM, l’ultima giovane scommessa di Daniel Miller, un piccolo salto di epoca e di clima.
Il cuore nero dell’Europa. Il ritorno di atmosfere della seconda guerra mondiale frantuma il sogno pop. Perfetta colonna sonora ustascia. Il fascino perverso della militarizzazione. I Death in June in confronto sono i 99 Posse. Sull’attrazione dell’estetica fascista per la cultura pop Susan Sontag ha scritto pagine interessanti. Ma questa non è roba anglosassone.
MARTIN GORE DJ SET
Un set teso e dritto, in my humble opinion più interessante di quello di R. Hawtin di ieri sera. Gore è un’anima fragile, in bilico fra la disumanità della macchina e un timido lirismo. Ed è la forza del songwriting dei Depeche Mode. Riesce a rendere musicale anche un Dj set. Semplicemente esaltante vedere uno di questa statura usare la tecnologia. Conclude il set, epico suonandoci sopra. Ah, quei synth, ah quei suoni. Sembra Harmonia. Deutschland.
NOTA CONCLUSIVA
Senza i Kraftwerk, il gruppo più influente della storia dopo i Beatles, tutto questo – e molto altro ancora – non sarebbe mai accaduto.
Ps: sorry per le fotacce telefoniche.