Reale sprezzo del pericolo

Harry Windsor, noto anche come Principe di Galles, ha soccorso l’amico d’infanzia Thomas van Schaufensterpuppen che era rimasto chiuso vivo nella Bentley del padre con il riscaldamento al massimo.

Il giovane Thomas si era recato di nascosto nell’automobile per carpirne i segreti, visto che è costretto dalla nascita sul sedile posteriore avendo l’autista a disposizione. Ma qualcosa è andato storto: la chiusura centralizzata è scattata dopo che il detector aveva captato la presenza di un lavoratore dipendente nell’abitacolo, dal momento che van Schaufensterpuppen si era travestito da membro della servitù (per scivolare indisturbato nel garage di famiglia). È poi scattata l’asfissia dell’intruso, come programmato dall’antifurto di serie della rinomata casa automobilistica. Fin quando non è intervenuto il Principe, casualmente a passeggio a Chelsea.

I due si sono conosciuti a Eton, dove erano stati ammessi soprattutto grazie alle non comuni doti intellettuali, e nonostante le comuni origini privilegiate. Inutile dire che sono molto legati da esperienze giovanili condivise, tra le quali un torneo di polo particolarmente defatigante, nell’estate del 2004. Anche questo spiega lo slancio del Principe in soccorso dell’amico.

È stata la prima volta che Harry apriva una portiera d’automobile da solo ed è stata solo la tempra fisica, forgiata nei tre quarti d’ora trascorsi in Afghanistan in difesa della libertà, a rendergli sostenibile uno sforzo non indifferente (le portiere di una Bentley pesano, eccome).

“Conto di fare presto altre esperienze, ho anch’io diritto ad una vita normale”, ha detto il giovane principe, terzo nella linea ascendente al trono. “Nella mia lista di propositi per il 2012 ci sono anche entrare in un ufficio postale, dividere l’ascensore con una persona che non sia una guardia del corpo e leggere un romanzo di Nick Hornby fino alla fine”.

(Si ringraziano Michele Serra e ai Kraftwerk per l’ispirazione).

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Autore: leonardo clausi

Si tratta di prendere Troia, o di difenderla.

1 commento su “Reale sprezzo del pericolo”

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