Ieri sera il megalitico entourage paramilitare di Donald Trump e consorte atterrava a Stansted – aeroporto dell’Essex, hub di Ryanair – per poi raggiungere via elicottero la residenza dell’ambasciatore Usa a Regent’s Park. È una visita di tre giorni in un paese lacerato da Brexit a dieci giorni dalle elezioni. Il terzo avvento trumpiano nell’ex madrepatria ha lo scopo principale di celebrare l’anniversario della Nato, l’alleanza militare più vasta e potente della storia, di cui oggi fanno parte ventotto stati. Che compie 70 anni e li dimostra tutti, ma è pronta a proiettarsi in una nuova dimensione da militarizzare, lo spazio, e a chiedere più fondi nei bilanci della difesa dei Paesi Ue.
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Il Milite IgNATO II
Uno per tutti, tutti per uno. Con quest’esausta citazione di Dumas Boris Johnson, padrone di casa del summit celebrativo dei 70 anni dell’alleanza atlantica, tenutosi prima a Londra e poi in un albergone per golfisti nel verde Hertfordshire, ha ribadito l’unità del consesso chiudendone i lavori.
L’onere della proroga
Si veleggia ormai, tragici e comici, verso una terza proroga. L’uscita «a tutti i costi» del paese dall’Ue l’ormai imminente trentuno ottobre, finora brandita da Boris Johnson come una clava, è evaporata. Johnson aveva sì provato finalmente la vertigine della prima vera e propria vittoria in aula martedì, quando il suo Brexit deal con Bruxelles passava per 329 a 299 (compresi i voti di vari deputati Labour disobbedienti alla linea). Ma solo per essere sconfitto subito dopo, quando la mozione che cercava di sbrigare in soli tre giorni la discussione in aula in modo da rispettare la scadenza Brexit del trentuno, perdeva 322 a 308.
A bad deal is better than no deal
Mancano nove giorni al 12 aprile, data in cui l’Ue ha stabilito che la Gran Bretagna uscirà senza un accordo non avendo finora approvato l’unico disponibile.
Rifarendum?
Temperatura Brexit sempre al calor bianco in Gran Bretagna. Più che mai dopo la distratta sufficienza con cui le proposte di Theresa May per un’uscita cerchiobottista del paese dall’Ue – il cosiddetto «accordo Chequers» (dal nome della residenza estiva dei Primi ministri britannici: manterrebbe il Paese allineato con gli standard europei su merci e generi alimentari) -, sono state accolte dai 27 al summit di Bruxelles della scorsa settimana. Continua a leggere “Rifarendum?”