Woodstock 1969: Peace and Love and Money

Jimi Hendrix

Finalmente ci siamo riusciti! Stavolta ce l’abbiamo fatta, non riusciranno mai più a tenerci nascosti!». Così Richie Havens – salito sul palco alle cinque del pomeriggio del 15 agosto 1969 con ore di ritardo nella prima di tre giornate memorabili che cambiarono la cultura occidentale – si rivolse alla marea umana strafatta, felice, accorsa da tutto il paese che aveva davanti, prima di lanciarsi in un set febbrile ed esaltante. Attorno c’era l’equivalente della popolazione della seconda città dello stato di New York. Erano lì per lui e altri trenta artisti che si sarebbero esibiti alla Woodstock Music and Art Fair. Ma erano lì anche per scoprire una nuova dimensione di loro stessi.

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Ancora sullo spettacolo della società

62. La falsa scelta nel campo dell’abbondanza spettacolare, scelta che risiede nella giustapposizione di spettacoli concorrenziali e solidali, come nella sovrapposizione dei ruoli (principalmente significati e veicolati da oggetti), che sono contemporaneamente esclusivi e ramificati, si sviluppa in lotte di qualità fantomatiche, destinate ad appassionare l’adesione alla trivialità quantitativa. Così rinascono le false opposizioni arcaiche dei regionalismi o dei razzismi incaricati di trasfigurare in superiorità ontologica fantastica la volgarità delle posizioni gerarchiche nel consumo. Così si ricompone l’interminabile serie dei contrasti derisori, che mobilitano un interesse sottoludico, dallo sport alle elezioni. Laddove ha preso possesso il consumo abbondante, emerge un’opposizione spettacolare principale fra la gioventù e gli adulti; perché non esiste da nessuna parte l’adulto, padrone della propria vita, e la gioventù, la trasformazione di ciò che esiste, non è affatto appannaggio degli uomini che oggi sono giovani, ma del sistema economico, del dinamismo del capitalismo. Queste sono le cose che dominano e che son giovani: che sostituiscono se stesse. 

Guy Debord, La società dello spettacolo, traduzione di Paolo Salvadori, Vallecchi, Firenze, 1979.

In altre parole: Dalla serie A a X Factor, dai dilemmi fra iOs e Android, Coca e Pepsi, Lady Gaga e Miley Cyrus (che, come ha detto stupendamente la mia amica Sara, dopo il martello avrebbe dovuto leccare anche la falce), fra il “giovane” Renzi e il “vecchio” Napolitano e così via all’infinito… Non siamo – questi – noi, oggi? Toltoci questo, cosa rimane? Il dolore del lavoro, del consumo, della morte?