I Dead Can Dance si sono conosciuti a diciassette anni, di notte, all’altro capo del mondo. È anche per questo che la loro musica migliore contiene uno stupefacente impulso chiaroscurale: buio e luce intrecciati in una ghirlanda. Ascoltandola, non si capisce se si è sull’orlo di un abisso o su un’altissima cima: non esattamente la colonna sonora adatta ad una fila alle Poste. O forse indispensabile.
Ho parlato con Brendan Perry qualche tempo fa per Rockerilla (numero di ottobre). Questo è quanto mi ha detto.