Nei quasi tre anni che ci separano dal 23 marzo 2016, la squassante virulenza con cui la British exit si è abbattuta sulla Gran Bretagna – scavando un fossato nelle famiglie, nelle coppie e nella società in generale, rimescolandone pubblico e privato e riscoprendo una dimensione politica del reale in realtà mai venuta meno – ha prodotto un gettito di lavori che cercano di descrivere, analizzare, criticare quello che è evidentemente uno psicodramma identitario collettivo.
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Tu quoque, populismo

Se il liberalismo anglosassone ha sempre tenuto a bada la demagogia, lo deve anche a Shakespeare. Non è dunque per coincidenza che le élite metropolitane di New York e Londra, giustamente turbate dal trumpismo imperante come dal nazionalismo targato Brexit, ricorrono al Bardo per mettere in guardia sul pericolo corso da una democrazia odiosamente sottratta al loro oligopolio.
Fill (the void)
A prescindere da come – e quando – si scioglierà l’intreccio, a Londra la saga Brexit sta facendosi sentire. L’effetto è ancora soprattutto psicologico. Se la capitale si è espressa con un massiccio 60% contro l’uscita del Paese dall’Ue prescritta dall’esito referendario del giugno 2016, è anche perché conta una vasta comunità internazionale. Forte, a sua volta, di un congruo contributo di italianità: circa 600mila connazionali, socialmente polarizzati fra «expat» per scelta e «migranti economici» per forza, uniti al centro da un’abbondante zona grigia.
Cittadini di nessuna parte, uniti
“Brexit means Brexit means Brexit”, ha ripetuto come un disco rotto in epoca di musica liquida Theresa May, riattualizzando Gertrude Stein senza naturalmente avere un’idea chiara di cosa significhi. Un gruppo di autori e lavoratori del cognitariato italo-londinese, colti in mezzo al guado dell’uscita del Paese dall’Ue, proverà questo fine settimana a interrogarsi sull’indovinello della sfinge May, a ragionare su internazionalismo letterario e molto altro assieme a un panel di ospiti di rilievo. Il Fill, Festival of Italian Literature in London, si terrà sabato 20 e domenica 21 ottobre preso la Print Room at the Coronet, grazioso teatro off al 103 di Notting Hill Gate.
Una valida ragione per fare un salto a Notting Hill che non sia la ricerca della finta autenticità di Portobello Road. Il programma è quasi sold-out, qui la possibilità di accaparrarsi gli ultimi biglietti.
Volgare sarai tu

Il “trash”, come attesta la passione globale per le malfunzioni non solo sartoriali della famiglia Kardashian e in barba allo sgomento dell’élite, si è ormai imposto come una delle categorie di riferimento del vedere contemporaneo.
Ken il Guerriero
The People United Will Never Be Defeated!

Se non ci fosse Bbc Radio 3. Stamattina ho sentito la musica di Frederic Rzewsky, già ascoltato nel 2004 al festival di Ravello, che mi ha evocato quanto segue.
La musica americana contemporanea contiene cose pregevolissime, ben oltre il cappelletto da baseball di Steve Reich – ossessivo esploratore della rinuncia a qualsiasi narrazione e assorto in un gelido scomparire nelle tortuosità del proprio sfintere di compositore col cappelletto da baseball – e le ben note trovate a effetto di Philip Glass. Continue reading “The People United Will Never Be Defeated!”
Robert Nobelman
Volere è trovare

L’Inghilterra – e in epoca di Brexit il consueto lapsus del chiamare così la Gran Bretagna quasi non è più tale – è sempre stata terra d’utopie, gli inesistenti luoghi idealizzati capaci di trascendere le miserie umane. Almeno fin dai tempi di Thomas More, che giusto cinquecento anni fa scrisse il suo fondamentale Utopia. Continue reading “Volere è trovare”
Isola è un’isola è un’isola è un’isola
Se in isole come il Madagascar e l’Australia sopravvivono specie animali uniche al mondo, è grazie all’isolamento. L’isolamento, un po’ come il freddo, conserva. Ornitorinchi, lemuri e canguri non si sono estinti perché parte di ecosistemi insulari, cioè delimitati e remoti. Per isolarsi bene è dunque auspicabile stare su un’isola: prima ancora che dello spirito, un luogo del corpo, difficile da scoprire e da conquistare. Continue reading “Isola è un’isola è un’isola è un’isola”
