
Lo scorso lunedì 14, in collegamento con l’omonima trasmissione mattutina della 7 a discutere di Extinction Rebellion. Da 1.00 circa.

Lo scorso lunedì 14, in collegamento con l’omonima trasmissione mattutina della 7 a discutere di Extinction Rebellion. Da 1.00 circa.

L’ottavo giorno di protesta e di semiparalisi del traffico londinese, dopo circa 1.450 arresti e dopo un blocco delle vie d’accesso allo hub finanziario della City, la polizia ha girato la vite della repressione su Extinction Rebellion. Il gruppo di disobbedienza civile da oltre una settimana paralizza varie parti della capitale per sensibilizzare il pubblico sull’ecocidio incalzante e indifferenziato… di cui siamo tutti responsabili.

La giornata numero quattro della mobilitazione internazionale in difesa dell’ambiente promossa da Extinction Rebellion (Xr), che finora ha interessato 60 città nel mondo, ha avuto ancora Londra come epicentro della protesta.

L’approssimarsi minaccioso del no deal il prossimo 31 ottobre ha inasprito i toni in questi ultimi scampoli di trattativa. Secondo una fonte di Downing Street, nella conversazione telefonica di ieri mattina con Johnson, Merkel avrebbe definito l’accordo «quasi del tutto improbabile», ma Berlino si è ben guardata dal confermare o smentire la voce.
No one is giving in! Nessuno si arrende, è uno dei tanti slogan intonati dai militanti di Extinction Rebellion (Xr), che dalle nove di mattina di ieri a Londra – come anche a Berlino, Parigi, Amsterdam, Sydney; in tutto una sessantina di città – hanno attuato l’annunciato blocco della capitale per sensibilizzare l’opinione pubblica sul surriscaldamento globale (non l’appositamente vago e farlocco «cambiamento climatico»).

«Get Brexit done» realizzare Brexit: l’ardimentoso slogan campeggia dietro le spalle di Boris Johnson nel giorno del suo discorso alla platea adorante del congresso Tory a Manchester, la prima da leader del partito e del Paese. Nel quale ha squadernato alfine l’ultima offerta a Bruxelles per evitare l’uscita senza accordo il 31 ottobre: un tentativo di superare l’ostilità diffusa al famigerato backstop, anticipato dal “suo” giornale, il Daily Telegraph, e poi contenuta in una lettera inviata al presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker.
Donald Sassoon è professore emerito di storia europea comparata al Queen Mary College, University of London. Il suo ultimo libro è Sintomi Morbosi, edito da Garzanti.
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Il giorno dopo l’incenerimento della prorogation da parte della corte suprema (poiché illegale, la sospensione non è mai esistita: dimenticatevela, è stato il senso del verdetto) i deputati sono tornati frettolosamente in una Westminster brulicante di turisti. Per ricalarsi esattamente nelle pastoie in cui si trovavano prima di tanto frastuono costituzionale.
Suprema corte, verdetto supremo. La sospensione (prorogation) del parlamento di Boris Johnson è «illegale, nulla e priva di effetto».

Capire Brexit? Vaste programme, avrebbe risposto Charles de Gaulle. Proprio lui, che nel 1967 pose il veto al primo tentativo della Gran Bretagna di entrare nell’Ue 1.0, allora nota come Mercato Comune Europeo. Sì perché, quando si tratta di British Exit, comprendere è ormai una velleità.