Mayday, Mayday

Theresa May non ha avuto nemmeno il tempo di scegliere i colori delle tende, i trasportatori sono già arrivati. Col marito banchiere s’installerà stasera a 10 Downing Street dopo aver fatto visita alla regina per espletare la trafila del passaggio di consegne. Anzi, dello scettro, vista la sua nomina per acclamazione bypassando la volontà dei membri del partito. I quali, se costei non si fosse inaspettatamente ritirata, si sarebbero potuti incaponire ad eleggere la cripto-filo-Ukip Andrea Leadsom, col risultato di rinverdire la reputazione dei Tory come del “nasty party”, il partito maligno.

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Tariq Vs. Sadiq

Corbyn-and-Tariq-Ali

Il termine inglese firebrand (agitatore) sembra essere stato coniato per Tariq Ali. Classe 1943, da studente sosteneva contraddittori con Henry Kissinger, ispirava canzoni ormai classiche agli Stones e John Lennon, diventava confidente di Malcolm X, e potremmo continuare.

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Ventimila testate sotto i mari

Ancora una volta nell’occhio del ciclone mediatico, il leader laburista Jeremy Corbyn è stato preso di mira dalla stampa mainstream britannica per aver osato suggerire una soluzione di compromesso sulla questione del rinnovo dell’arsenale nucleare nazionale.

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L’eresiarca

Mai come nel caso del neoe­letto lea­der del Labour Party, Jeremy Cor­byn, si era inver­tita la pira­mide gerar­chica all’interno di un par­tito di oppo­si­zione, con la base che ha spet­ta­co­lar­mente scip­pato il timone alla diri­genza. E le con­se­guenze sono dirom­penti, sia per le riper­cus­sioni negli equi­li­bri interni al par­tito e nella pro­pa­ganda dei con­ser­va­tori – il cui con­gresso, tenu­tosi a Man­che­ster, si è appena con­cluso — che per via dell’ormai ben nota ere­sia cor­by­niana su due car­dini dello sta­tus quo politico-istituzionale del paese: gli arma­menti nucleari e la monar­chia.

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L’antiretore

L’atteso discorso di Jeremy Cor­byn alla pla­tea del con­gresso nell’anno zero del par­tito è stato final­mente pro­nun­ciato. Atteso, e quanto: non solo per via della pre­senza ancora un po’ irreale su quel podio di una figura fino a ieri ignota ai più e ora al comando di una delle macchine-partito più vaste e com­plesse d’Europa; ma soprat­tutto per­ché doveva legit­ti­mare il ruolo del lea­der e mostrare la com­pat­tezza die­tro di lui.

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La geremiade di Ed Miliband

1000Pur essendo l’avamposto euro­peo della società dello spet­ta­colo, la Gran Bre­ta­gna ha man­te­nuto un sor­pren­dente pudore quanto al docu­men­tare media­ti­ca­mente il fun­zio­na­mento del potere giu­di­zia­rio e di quello poli­tico. Nel senso che la tele­vi­sione fino a qual­che tempo fa non entrava nelle aule di tri­bu­nale (è stata ammessa nelle corti d’appello solo nel 2013) e che solo l’anno scorso sono stati intro­dotti i con­fronti elet­to­rali televisivi. Continua a leggere “La geremiade di Ed Miliband”