È il Day After delle elezioni più imperscrutabili degli ultimi trent’anni, che hanno visto i conservatori riprendersi una maggioranza che gli sfuggiva dai tempi di Margaret Thatcher. Continue reading “La privatizzazione al potere”
Tag: nigel farage
Per Nigel Farage, vittima della disoccupazione.
We’re only making plans for Nigel
We only want what’s best for him
We’re only making plans for Nigel
Nigel just needs that helping hand
And if young Nigel says he’s happy
He must be happy
He must be happy
He must be happy in his work
We’re only making plans for Nigel
He has his future in a British steel
We’re only making plans for Nigel
Nigel’s whole future is as good as sealed
And if young Nigel says he’s happy
He must be happy
He must be happy
He must be happy in his work
Nigel is not outspoken
But he likes to speak
And loves to be spoken to
Nigel is happy in his work
Nigel is happy in his work
We’re only making plans for Nigel
We only want what’s best for him
We’re only making plans for Nigel
Nigel just needs this helping hand
And if young Nigel says he’s happy
He must be happy
He must be happy
He must be happy in his work
We’re only making plans for Nigel
We only want what’s best for him
We’re only making plans for Nigel
Nigel just needs this helping hand
We’re only making plans for Nigel
He has his future in a British steel
We’re only making plans for Nigel
(XTC, 1979)
PS. Già vecchia. Nigel ha dovuto accettare a forza il suo vecchio lavoro.
Tories scatenati
Per la notte elettorale di giovedì ci vorrebbe un sismografo. Terremoto è la parola che meglio descrive l’esito di queste elezioni politiche, le più incerte da decenni a questa parte: in tanti hanno perso non la casa, ma il lavoro. Leader politici soprattutto: Ed Miliband, Nick Clegg, Nigel Farage. E anche i sondaggisti. Continue reading “Tories scatenati”
Un regno disunito alle urne – Ed Milibrand
Mentre l’immaginario da romanzo rosa dei media si sdilinquisce nell’accogliere la nuova nata in casa Windsor, affacciatasi alla vita proprio mentre il regno di cui la sua famiglia è titolare rischia di sfasciarsi, la nuova mappatura di Westminster sarà decisa fra poche ore, con i leader delle forze politiche che concorreranno nelle più incerte elezioni politiche dal secondo dopoguerra a scorrazzare su e giù per il Paese (o sarebbe più corretto dire i Paesi) dell’Unione. Continue reading “Un regno disunito alle urne – Ed Milibrand”
Un regno disunito alle urne – Immigrazione
In una campagna incentrata ormai sulla capacità o meno di Ed Miliband di fare il primo ministro — è di questi giorni l’attacco personale più duro di Cameron al leader laburista, reo di consegnare il destino dell’Unione ai secessionisti dell’Snp – i due leader continuano a fingere di puntare a una maggioranza assoluta. Continue reading “Un regno disunito alle urne – Immigrazione”
Sanità elettorale
Mentre il 7 maggio — data delle imperscrutabili elezioni britanniche — si avvicina a passo di carica con circa otto milioni di aventi diritto che di certo non voterà perché non si è iscritto in tempo al registro elettorale entro la scadenza di lunedì scorso, la campagna prosegue la sua corsa. Continue reading “Sanità elettorale”
First past the past
Una costituzione non scritta che ciascuno interpreta come gli pare, un esecutivo che fa e disfa come gli pare, un capo di Stato e delle forze armate non eletto col derrière sul trono finché morte non li separi, una camera alta ereditaria popolata di nobildonne e nobiluomini. Continue reading “First past the past”
Pubblicità comparativa
Dopo il colloquio di prammatica a Buckingham Palace con la sovrana, nella prima conferenza stampa a seguito della dissoluzione del parlamento di lunedì — formula, questa, che non indica uno degli obiettivi dell’anarchismo né certi passaggi del Marx più ermetico, bensì l’ingresso ufficiale delle istituzioni britanniche nella campagna elettorale — David Cameron ha per l’ennesima volta cercato senza successo di resuscitare una certa retorica churchilliana, la solita su cui i Tories campano di rendita dal 1945. Continue reading “Pubblicità comparativa”
Stop Gear
Selling Britain By the Pound
Il prossimo sette maggio, i britannici andranno alle urne per le elezioni politiche 2015, dopo un anno di tumulti politico-istituzionali che ha visto la secessione sfiorata – con il referendum scozzese – e la vittoria Ukip alle ultime europee. A poche ore dall’inizio formale della campagna elettorale (il 19 dicembre), l’esito delle elezioni si annuncia più che mai imprevedibile: era dalle politiche del 1945 che i due partiti non si fronteggiavano da posizioni così ravvicinate nei sondaggi. A complicare il quadro, la frantumazione territoriale del voto, con i vecchi equilibri dell’Unione ormai per sempre alterati dal referendum scozzese. Conservatori e laburisti sono dati entrambi al 31%, con i primi che al momento conseguirebbero 282 seggi contro i 280 del Labour. Non si azzardano dunque pronostici: nel caso in cui nessuno dei due partiti ottenga una maggioranza assoluta, l’ipotesi dell’Hung Parliament (parlamento sospeso) è data al 91%. Questo renderebbe probabili un parlamento di minoranza, o un’altra coalizione. In questo caso, a giudicare dal tonfo dei Libdem, sembra proprio che l’ago della bilancia – o il “kingmaker” – sarà Nigel Farage. Il trend è comunque quello della progressiva perdita di rilevanza dei due partiti su cui si poggia il sistema, di cui hanno beneficiato notevolmente lo stesso Ukip e lo Scottish National Party di Nicola Sturgeon, che in Scozia ha spazzato via la storica roccaforte Labour. A capitalizzare della catastrofica parabola dei Lib-dem sono soprattutto i Verdi, che da tre mesi li hanno saldamente agganciati nei sondaggi.