Accade all’Arena di Manchester, un catino per 21mila spettatori, struttura seconda in Europa per capienza. Sta finendo il concerto della popstar americana Ariana Grande, con un pubblico composto prevalentemente di teenager. Sono appena passate le 10 e mezza di sera (ora locale), e il pubblico comincia a fluire composto verso l’uscita con la mente ancora affollata dal suono e dai colori dello show.
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Keep calm and rule on
Era solo una questione di «quando», non «se» sarebbe successo. L’orrida scia di sangue che stria le capitali europee ormai da tempo e che proprio qui – a parte l’isolato benché brutale omicidio del soldato Lee Rigby, quattro anni fa – aveva avuto negli attacchi del luglio 2005 la sua epifania continentale era attesa, temuta, prevista.
Finché odio non ci separi
Il giorno dopo aver subito un tragico assaggio di quello che Kabul, Baghdad e troppe altre città vivono più o meno settimanalmente da anni, Londra ha ripreso il suo consueto ronzio: i suoi abitanti tirano dritto attraverso la giornata lavorativa, anche se il colpo è stato duro, sia in termini simbolici sia in tributo di sangue.
Panico a Westminster
L’attacco terroristico al cuore del parlamento britannico comincia in una giornata come le altre: il solito andirivieni di deputati, giornalisti e funzionari, Prime Minister Questions del mercoledì a ora di pranzo, il solito brulicare di turisti sul ponte che connette il parlamento a Nord con il London Eye, la grande ruota bianca, a sud.
Londra marsigliese
Londra ha reagito con cordoglio e solidarietà agli attacchi di Parigi, tenendo alto il livello di allerta del M15 (fermo ad arancione, come nei giorni scorsi) ma senza innalzarlo al rosso, quello massimo.