Con l’«inspiegabile» elezione di Jeremy Corbyn a leader del partito laburista si compie una specie di omerico nostos (ritorno), quasi un riavvolgimento veloce di una pellicola scritta e interpretata dalla generazione politica precedente (che poi, anagraficamente, è la sua): il film degli anni Novanta, del Labour tre volte vincitore, dei brindisi e pacche sulle spalle coi banchieri barracuda, delle pseudo-diatribe fra Blur e Oasis, nell’arte elettrizzante e ombelicocentrica di Damien Hirst e Tracey Emin, dell’aromaterapia come sostituto dell’analisi politica, della crescente marginalizzazione del sindacato e la dissoluzione del diritto del (e al) lavoro.
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Tracey Emin tra solitude e loneliness
L’immensità immacolata della White Cube Bermondsey t’inghiotte. La galleria di South East London ha le dimensioni di un museo: ci vuole fegato per riempirla con lavori di superfici limitate. Ma Tracey Emin è tutto fuorché pavida. Il minimo che ci si possa aspettare da un’artista che intitolò la sua prima mostra “La mia retrospettiva più importante”. Continua a leggere “Tracey Emin tra solitude e loneliness”
Vanity Affair
Vogue Italia at 50
Quattro profili sul supernumerocinquantennalesettembrino di Vogue Italia: Jerry Hall, Keira Knightley, Lana del Rey e Tracey Emin.