L’accordo ormai del tutto scordato

Il paese va oggi alle urne per un plebiscito al quale non è riuscito a sottrarsi, guidato da una leadership comatosa e osteggiata. Ci va controvoglia o con l’intento di punire i responsabili del mess, il caos Brexit di cui la stessa leader fa ormai parte per meriti sul campo.

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I perdenti e i non vincitori

Jeremy Corbyn; in basso Theresa May al seggio di Maidenhead con il marito Philip

Atene piange, e lacrime amare: alle elezioni amministrative in Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord i Tories beccano la mazzata dovuta e auspicata. A spoglio non ancora del tutto effettuato, ieri pomeriggio, avevano perso 800 seggi e ventotto circoscrizioni inglesi.

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Sovranismi e Brexit: l’Europa brucia

Ho indegnamente contribuito a una raccolta di interventi sulle prossime elezioni europee, edita da manifestolibri. “Europa, la posta in gioco” (pp. 292, € 18,00) a cura di Simona Bonsignori e Marco ‘Troika’ Gremigno, introduzione di Luciana Castellina, è appena uscito in libreria. La presentazione, abbinata a Uscita di Insicurezza, sarà martedì 14 maggio presso la Biblioteca Moby Dick, Roma, GarbatellaInterverranno Alessandra Quattrocchi, giornalista AskaNews e Angela Giuffrida, corrispondente in Italia per The Guardian. A moderare Andrea Pipino, giornalista di Internazionale.

Brexit di insicurezza a Firenze

Il prossimo 13 maggio, presso il Circolo Rosselli di Firenze, alle 17,30, ci sarà una discussione su Uscita di insicurezza, il mio librino-polemica per manifestolibri che definisce e critica alcuni aspetti storico-culturali dietro alla British Exit. Interverranno Salvatore Cingari dell’Università per Stranieri di Perugia, Riccardo Michelucci, giornalista e saggista e Debora Spini, che insegna presso la New York e Syracuse Universities in Florence. A moderare, Riccardo Chiari, corrispondente fiorentino del manifesto.

Brexit? In fondo a destra

Nigel Farage e Annunziata Rees-Mogg al lancio del Brexit Party

Dopo giorni di colloqui inconcludenti, John McDonnell, cancelliere ombra dello scacchiere e sodale politico di Jeremy Corbyn, ha definito «positivo» e «costruttivo» il dialogo con i Tory David Lidington e Michael Gove per sbloccare la paralisi parlamentare su Brexit. In discussione la parte “leggera” dell’accordo, la cosiddetta dichiarazione politica, una sessantina di pagine prive di valore legale che abbozzano l’assetto dei futuri rapporti commerciali fra le parti. Gli incontri continueranno nell’arco dei prossimi dieci giorni.

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L’onere della proroga

Il Regno Unito rischia ancora di uscire alle ventitré Gmt di domani sera senza accordo dall’Ue e in barba ai voti contro un no deal espressi dal parlamento britannico nei giorni scorsi, indicativi o vincolanti che fossero. Salvo che questa non decida di concedergli l’ormai famigerata, ennesima proroga all’articolo cinquanta, si legga scadenza Brexit, che secondo Donald Tusk dovrà essere di almeno un anno.

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Psicopatologia della Brexit quotidiana

A meno di una settimana dal 12 aprile, data in cui la Gran Bretagna schizzerebbe fuori dall’Ue senza accordo con paventate, telluriche conseguenze sull’economia, Theresa May cerca per la seconda volta una Brexit-proroga al 30 giugno, dopo che il suo accordo sul ritiro dall’Ue è stato sconfitto alla camera per la terza volta la settimana scorsa.

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A bad deal is better than no deal

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Mancano nove giorni al 12 aprile, data in cui l’Ue ha stabilito che la Gran Bretagna uscirà senza un accordo non avendo finora approvato l’unico disponibile.

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Brexit means agony

Come volevasi, l’atteso e disatteso sequel della trilogia di Theresa May, Voto Significativo 3, è stato un flop come i precedenti. In una giornata assolata e tuttavia plumbea, complice anche il fatto che proprio ieri cadeva la scadenza originale fissata dalla premier per l’uscita dall’Ue (ai bei tempi, quando ancora ripeteva cibernetica «Brexit significa Brexit»), la camera degli imputati ha rigettato per la terza volta l’accordo. Non uno sganassone come i precedenti, ma pur sempre un’inequivoca sberla, 58 voti di scarto.

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