Il sogno di S. Ursula

Il primo ministro inglese Boris Johnson

La nuova presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che si insedierà il prossimo primo novembre, ha adottato i toni morbidi che ci si attendeva: Brexit sarà l’inizio di un nuovo rapporto fra l’Europa e il Regno Unito, non una fine. Nel caso in cui Brexit «accada», le due controparti dovranno costruire nuovi legami dopo il divorzio, ha detto von der Leyen. Dando però anche una bella spinta alla Dublino di Leo Varadkar con l’affido dell’incarico di commissario europeo per il commercio all’irlandese Phil Hogan.

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Chiuso per proroga

Londra, manifestazione davanti a Westminster; in basso lo speaker della camera John Bercow

Ieri il parlamento è stato alla fine sospeso (prorogued) fino al prossimo 14 ottobre, data del Queen’s Speech in cui la sovrana dovrebbe elencare i provvedimenti del governo Johnson. Il premier ha così attuato la controversa disposizione, che aveva fatto gridare al colpo di stato le opposizioni.

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No alla Brexit senza accordo, la camera dei Lord approva la legge

Con la ratifica finale alla Camera dei Lord, la proposta di legge cosiddetta anti-no deal, avanzata dal deputato laburista moderato Hilary Benn, è diventata ieri legge senza emendamenti, il che significa che non tornerà indietro ai Comuni per una ridiscussione. Lunedì riceverà l’assenso della monarca, come d’uso in questi lidi.

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Le urne dei deboli

Ieri è stata la prima giornata di lavori parlamentari dopo la pausa estiva e l’inizio della prova costumi delle elezioni anticipate. Questa sarà la settimana della resa dei conti fra le due unioni (europea e britannica), fra leave e remain, governo e parlamento.

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Take back Dominic Cummings

Un pupazzo di Boris Johnson protesta contro la «Prorogation» di fronte a Downing Street

Ben consapevole di aver attizzato un rogo civile e costituzionale con la decisione di sospendere il parlamento, per Boris Johnson ormai non c’è ritorno. Ma il terreno cedevole sul quale poggia questa sua sparata diventa visibile con il passare delle ore.

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Pro-Rogue

Neanche disfatta la valigia al ritorno dal vertice di Biarritz, Boris Johnson ha chiesto e ottenuto dalla monarca la cosiddetta prorogation del parlamento. Che proroga non è: si tratta di una sospensione fino al 14 ottobre prossimo, ufficialmente per dare una pausa ai lavori camerali che si svolgono ininterrottamente dal 2017, in realtà per bruciare i tentativi del parlamento stesso di bloccare l’uscita dalla Ue senza accordo. Halloween si avvicina infatti al galoppo: quel 31 ottobre che, com’è noto, coincide con la temuta/agognata British Exit.

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Ultime battute di una guerra incivile

Boris Johnson and Philip Hammond emerge from Downing Street

L’ex ministro delle finanze filo-remain Philip Hammond, inviso come la peste ai brexittieri al potere che lo considerano una quinta colona dell’Ue, ha attaccato il premier in carica Boris Johnson, accusandolo di sabotare deliberatamente la possibilità di un nuovo accordo con l’Ue che sventi quella British Exit senza accordo che il premier millanta di non temere punto.

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The horror, the horror…

Un esagitato Boris Johnson durante il discorso d’esordio come primo ministro

Gli amanti dell’horror apprezzeranno particolarmente il rimpasto di governo del neoinsediato primo ministro britannico Boris Johnson. Soprattutto quando si ha Halloween – il 31 ottobre prossimo – come data ultima per l’uscita senza accordo dall’Ue. Come anche quelli dell’arte circense: questa stessa data, leader e compagine da lui appena partorita senza doglia alcuna, fanno infatti pensare anche a Phineas Barnum, lo sfruttatore delle deformità altrui, che dava in pasto al pubblico nel suo circo facendoci sopra i soldi.

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I Protocolli dei Savi di Jeremy

È ufficiale: il partito laburista di Jeremy Corbyn sarebbe ormai talmente antisemita da far invidia agli Ustascia di Ante Pavelic. Con la pubblicazione – a pagamento – sul Guardian di una lettera di una sessantina di deputati laburisti (circa un terzo del gruppo parlamentare) che accusano Jeremy Corbyn apertamente di antisemitismo.

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