Londra anno zero

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Il link allo speciale del Tg2 Dossier di Stefano Tura sulla capitale alla vigilia delle Olimpiadi, prodotto dal sottoscritto e che è andato in onda ieri sera.

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La rivolta degli schermi al plasma

La storia d’Europa è piena di rivolte e guerre popolari per generi di prima necessità. Nel medioevo ci si ribellava spesso per la soddisfazione di bisogni primari, come il sale e il pane; quest’estate a Londra ci si abbandonava alla soddisfazione dei bisogni primari odierni, arraffando scarpe da ginnastica e schermi al plasma. E mentre lo scorso agosto le città di mezza Inghilterra bruciavano del fuoco della guerriglia urbana per quattro giorni e quattro notti, David Cameron era in Toscana che assaporava la dolcezza rinascimentale del Chiantishire sulle orme di Harold Acton.

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Gilbert & George & Doner

Qualche giorno fa è venuta in città una collega dell’Espresso che mancava da Londra da un bel periodo.

Ho proposto di incontrarci da Mangal 2, bettola curda sulla Stock Newington Road, a Dalston (Hackney), area inner city in preda all’endemica proliferazione di dickheads che interessa le zone a Est e ora a Sud (Peckham) della capitale e nella quale gli immigrati curdi si erano messi a difendere personalmente i propri negozi durante i riots dello scorso agosto (esemplare dimostrazione di guerra tra poveri).

Le avevo detto, mal formulando: “Ti porto al ristorante di Gilbert & George”. E lei ha – prevedibilmente – inteso che i due artisti inglesi (anche se Gilbert è altoatesino e parla con forte accento) avessero aperto un ristorante (attività peraltro complessa quanto il gestire le finanze di un Paese).

Avvicinandoci faticosamente all’ingresso del ristorante fendendo gli sciabordii molesti della Dalston pre-weekend, diviene immediatamente chiaro che Mangal 2 non era “il ristorante di Gilbert & George”, bensì il ristorante “al quale vanno Gilbert & George”. Sì, perché i due – trasferitisi negli anni Settanta nella non vicinissima Brick Lane, quando il posto era segnato da pogrom anti-asiatici per gentile concessione del BNP, allora molto forte nella zona – da sempre coprono, pare tutti i giorni, quasi cinque chilometri a piedi per mangiare da Mangal 2. Fa parte del loro apparato mitologico: l’essere un’istallazione vivente, il considerarsi una scultura, il vivere e lavorare assieme da quarant’anni, il vestire sempre abiti dello stesso taglio e colore ecc.

Detto ciò, non credevo certo che ce li saremmo ritrovati lì: due signori settantenni vestiti di un completo verde marcio dal taglio Savile Row, rosei anzichenò per il rosso bevuto, che spiccavano in modo assolutamente surreale in mezzo a un ristorante pieno di venticinquenni che fanno i grafici, i fotografi, gli artisti, molti dei quali probabilmente disoccupati.

Si lasciavano contemplare, mangiando lentamente e senza discutere troppo, esattamente come una coppia di terza età farebbe nel proprio tinello. Nessuno, che io abbia visto, è comunque andato a chiedergli alcunché: non appartengono, né loro né il contorno sociale, alla genìa di chi chiede o dà autografi.

Una piacevole sorpresa insomma, un attestato di autenticità, il loro; ma soprattutto, direi, di ragguardevole solidità epatica: mangiare Kebab per quarant’anni tutti i giorni sfascerebbe il fegato a un tirannosauro. Ecco dunque spiegata la funzione salvifica dei dieci km quotidiani.

Creare, camminare, mangiare (molto pesante), camminare, digerire, creare.

P.S. The food was good.

Fight for a fucking cause

La situazione sta rientrando nella normalità, la parabola della violenza è ormai compiuta. Si raccolgono i cocci delle cose: quelli delle vite, perdute davvero o metaforicamente, non si possono raccogliere.

Se c’è un immagine che parla di questo disastro meglio di quella delle macerie, è quella di questa donna straordinaria, che nel mezzo dell’inferno che era Hackney in quei momenti ha dato voce al dramma del suicidio sociale e politico di una generazione, schiacciata fra coltelli, nike, playstation e blackberry.

Ha un qualcosa di epico e allo stesso tempo profondamente toccante, l’invettiva di questa donna. E’ un grido di rabbia e dolore, il suo, che si riallaccia alla rabbia e al dolore del blues più autentico e antico, passando attraverso la lotta per i civil rights dei neri americani. E’ la rappresentazione potente e drammatica di una sconfitta. Mi aspetto di sentirla campionata presto in qualcuno dei mille brani ancora da scrivere che tutto questo sta indubbiamente ispirando.

Fragole e sangue 2010

a momentary lapse of discipline durante la manifestazione di ieri

Il Riformista di oggi giustappone le mareggiate di dissenso nei confronti dei tagli all’istruzione in Berlusconia… e in Gran Bretagna.