A Bruxelles David Cameron – il premier inesistente – ha fatto l’ultima cena, ma non la prima colazione.
Tag: referendum Ue
Senza bussola
La navigazione a vista continua. Mentre David Cameron è a Bruxelles per una serie d’incontri dove non riuscirà a guardare in faccia nessuno di quegli stessi interlocutori messi in croce quattro mesi prima per ottenere le famose, inutili negoziazioni sulla permanenza del paese nell’Ue, il neosindaco Sadiq Khan ha fatto la sua prima uscita pubblica dall’armageddon del 24 mattina.
Guerra incivile
Adesso per il Labour party il “leave” per o contro il quale lottare è quello di Jeremy Corbyn. Il risultato del referendum non si è limitato a falciare il premierato di David Cameron, ha esteso il suo caos destabilizzante dentro al principale partito d’opposizione, squassato da un’endemica volatilità interna.
L’ologramma del capitano
A tre giorni dal più grande evento storico ed istituzionale europeo dal secondo dopoguerra, al pari della caduta del muro di Berlino, il paese si confronta con le conseguenze della decisione presa dai 17 milioni di elettori che hanno votato per l’uscita dalla Ue.
Voltarsi indietro
L’orologio del divorzio, la messa in atto dell’articolo 50 che regola l’uscita dall’Ue, ha già cominciato a ticchettare furiosamente. Quasi in malo modo, i ministri degli esteri di tutto il continente hanno intimato all’«untore» di andarsene in tutta fretta prima di contagiare il resto dell’Unione, in una mossa brusca temperata soltanto dall’invito di Angela Merkel a non precipitare i toni e a non assumere atteggiamenti duri o punitivi nei confronti di questa separazione poco consensuale.
Island is an island is an island is an island
Se nessun uomo è un’isola, è vero anche il contrario. E la Gran Bretagna di venerdì mattina si è svegliata capovolgendo la celebre massima. L’isola è rimasta isola: lontana dal continente, da quell’Unione con la quale ha convissuto in un frigido matrimonio per quarant’anni che il 52 per cento dei votanti contro il 48 ha deciso di rescindere bruscamente all’alba di ieri. Londra, la Scozia e l’Irlanda del Nord si sono rispettivamente pronunciate al 62 e 55,8% per il remain, ma il Galles al 52,5% e tutto il resto dell’Inghilterra al 57% per il leave. Stavolta i mercati e gli allibratori hanno sbagliato, e alla grande.
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Out and about
Quello che segue è il mio pezzo su Brexit per il manifesto in edicola oggi, scritto prima che i risultati fossero resi noti. Scrivo queste due righe nella mia nuova qualità di ospite in un paese improvvisamente extracomunitario, assieme agli altri nostri 500.000 connazionali, sbarcati su queste isole che perdono pezzi. Si é messo in moto un effetto domino di cui le dimissioni appena annunciate di David Cameron è il primo atto, l’uscita della Scozia e dell’Irlanda del Nord all Regno Unito potrebbero essere il secondo e ultimo – nel lungo periodo – addirittura l’implosione di tutta l’Unione Europea. We live in interesting times.
Hope on one side, fear on the other
A disciple of Eric Hobsbawm, Donald Sassoon is Emeritus Professor of Comparative European History at Queen Mary College, University of London. He is the author of a series of texts on Italian communism, European socialism and is presently working on a magnum opus on the parable of global capitalism. An expert on modern Italy, he has been curating the Genoa historiographical festival La storia in piazza since 2007, and his books are translated in many languages. Looking at the crucial United Kingdom referendum, he harbours no doubts: The impending danger of self-exclusion of Britain from the E.U. seems to oscillate between farcical and tragic, but it could have real repercussions of unforeseen gravity.
Stop the clocks
Tempo scaduto. È il momento di votare senza voltarsi. Di chiudersi nel silenzio della cabina e confrontare i propri demoni elettorali in una manciata di secondi. Di pensare un’ultima volta se davvero si vuole dire addio per sempre alle vacanze a basso costo in Spagna in cambio di qualche negozio di alimentari polacco in meno.
Nina Power: «Restare nell’Ue il male minore»
Nina Power è senior lecturer in filosofia all’università di Roehampton. Il suo campo di ricerca spazia tra cinema, arte, femminismo, queer theory. Ha scritto il saggio One dimensional woman, edito da Zero Books. Collabora con varie testate, tra cui frieze, Wire, Radical Philosophy, Guardian, Icon, The Philosophers’ Magazine. Le abbiamo chiesto una valutazione sulla campagna referendaria e suoi possibili esiti.
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