L’estasi (e il tormento) di S. Theresa

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È la fine dell’inizio. Dopo cinque ore asserragliati a Downing Street a discutere le 500 pagine di accordo concluso con Bruxelles sul futuro rapporto fra Ue e Gran Bretagna dopo l’exit di quest’ultima – il prossimo 29 marzo 2019 – Theresa May ha il sostegno del suo governo.

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Backstop making sense

Locandina Salvatore Cingari - BREXIT

Tempi interessanti per parlare di uscite di insicurezza. E nella mia amata Alma Mater poi. Un grazie sincero e anticipato a Salvatore Cingari, Emidio Diodato, Maura Marchegiani e al collega del manifesto Enrico Terrinoni.

Futuro al ritorno

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Nel discorso con cui Jeremy Corbyn ha concluso la tre giorni congressuale del partito a Liverpool c’erano gli elementi principali che hanno contraddistinto il ritorno del Labour a se stesso nei tre anni da che ne ha preso rocambolescamente le redini: la lotta alla disuguaglianza, alla catastrofe ambientale, alla disoccupazione, alla colpevole passività del Paese nei confronti del problema palestinese (di cui è tutto sommato corresponsabile) e – elemento, questo, del tutto nuovo – al suo tradizionale ruolo ancillare nei disastri statunitensi in politica estera.

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Rifarendum?

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Temperatura Brexit sempre al calor bianco in Gran Bretagna. Più che mai dopo la distratta sufficienza con cui le proposte di Theresa May per un’uscita cerchiobottista del paese dall’Ue – il cosiddetto «accordo Chequers» (dal nome della residenza estiva dei Primi ministri britannici: manterrebbe il Paese allineato con gli standard europei su merci e generi alimentari) -, sono state accolte dai 27 al summit di Bruxelles della scorsa settimana. Continue reading “Rifarendum?”

Brexistentialism

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Il governo May con gli otto ministri dimissionari in rosso

Come la più coriacea delle amazzoni, Theresa May resta in sella. Il summit governativo della settimana scorsa, la prima vera resa dei conti politica nello psicodramma brexitstenzialista che attanaglia la Gran Bretagna da ormai due anni, ha prodotto le ultime due defezioni in un governo dove ormai i dicasteri hanno porte girevoli.

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Antisemita a chi?

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L’illustre storico inglese Donald Sassoon è membro del partito laburista dal 1979. Gli abbiamo chiesto un’opinione sull’ondata di accuse di antisemitismo, endogene e non, che imperversano nel partito da quando Jeremy Corbyn ne è diventato il leader.

Non le pare che le polemiche, riprese anche in Italia, giochino sfacciatamente sulla deliberata confusione fra antisionismo e antisemitismo?

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Le bombe della zia May

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Alla fine Theresa May ha preferito accodarsi al punitore francoamericano in fretta e furia pur di non consultare il Parlamento, ben sapendo che la via democratica alle bombe le sarebbe stata sbarrata in aula.

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